L’Italia continua a soffrire i morsi della crisi economica, ma a fare paura non è la tenuta delle esportazioni e quindi la competitività dell’economia, quanto il calo dei consumi interni, penalizzati soprattutto dalle politiche d’austerità imposte da Bruxelles.
IL SURPLUS COMMERCIALE
A dipingere questo quadro in chiaroscuro – al di là delle solite litanie sulla competitività del Paese – sono i dati elaborati dall’Osservatorio Gea-Fondazione Edison, che evidenziano come l’Italia ha raggiunto un surplus commerciale con l’estero esclusi i prodotti energetici pari a 29,3 miliardi di dollari, mantenendo così saldamento il 5° posto dopo Cina, Germania, Corea e Giappone e superando notevolmente il Brasile.
I DATI DELLA FONDAZIONE EDISON
L’Italia è anche il Paese del G-20 che ha migliorato più significativamente la sua bilancia commerciale esclusa l’energia tra il 2° trimestre 2012 e il 2° trimestre di quest’anno, aumentando il proprio surplus di 5,6 miliardi e non solo a seguito del calo delle importazioni dovuto all’austerità. Infatti, nello stesso periodo l’export italiano esclusi i prodotti energetici è cresciuto di 3 miliardi di dollari, cioè del 2,5% (meglio del +2,2% della Germania).
Paesi del G20: classifica per saldo commerciale con l’estero esclusi i prodotti energetici (clicca sull’immagine per ingrandire)
IL PESO DELL’AUSTERITÀ
Dati in netto contrasto con il forte calo della domanda interna, che Marco Fortis, coordinatore scientifico della Fondazione Edison, ritiene dimostrino “che l’Italia non soffre oggi particolari problemi di competitività a livello di commercio estero ma soprattutto è colpita al cuore dal crollo della domanda interna generato dalle eccessive politiche di austerità che l’Europa ha imposto al nostro Paese“.
Bruxelles, incalza Fortis, “ci chiede continuamente riforme per migliorare la competitività ma la più importante riforma che l’Italia in questo momento dovrebbe fare riguarda piuttosto un rilancio dei redditi più bassi per stimolare i consumi interni e la possibilità – da negoziare con l’Europa – di dare una maggiore spinta all’edilizia e agli investimenti infrastrutturali”.
IL DIBATTITO IN ITALIA
I numeri dell’Osservatorio sostengono le teorie di un crescente movimento d’opinione italiano che predica l’insostenibilità dell’attuale assetto della moneta unica. Sul tema fioccano ormai le proposte, come quella di un referendum consultivo sui vincoli di bilancio del Fiscal Compact ipotizzato su Formiche.net dall’economista e docente Gustavo Piga, di un suo sforamento come predicato dall’economista Riccardo Realfonzo, ma anche appelli di economisti che in virtù di questi “lacci” e della riappropriazione della sovranità monetaria nazionale predicano senza se e senza ma l’uscita del nostro Paese dalla moneta unica, come Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Antonio Maria Rinaldi.