“Il federalismo tanto sbandierato nel Nord-est si è sciolto come neve al sole e la tanto auspicata autonomia di spesa, territorio per territorio, alla fine, si è rivelata come il “grande bluff” della politica italiana degli ultimi dieci anni”, spiega a Formiche.net, Maurizio Facchettin, coordinatore del PLI (Partito liberale italiano) in Friuli Venezia-Giulia. Oggi, le regioni sono un immenso buco nero, che appesantisce, se già non ve ne fosse bisogno la torta della spesa pubblica dello Stato.
C’è, quindi, da rivedere l’intero sistema organizzativo delle regioni, partendo dall’idea di un accorpamento di molte di esse (le cosiddette “macro-regioni), con la definizione di un comune centro di spesa, per iniziare a creare economie di scala e risparmi sull’intera filiera. Se mi fermo a guardare la regione in cui vivo (il Friuli Venezia-Giulia), non posso chiudere gli occhi e soprattutto le orecchie, di fronte al grido di dolore della popolazione giuliana, vero nucleo centrale dell’economia dell’intera regione.
I 200 mila abitanti della Venezia-Giulia chiedono, da tempo, di potersi gestire autonomamente rispetto ai territori del Friuli. Non è una questione di “lana caprina”, nè di antipatia nei confronti dei nostri amici friulani, quanto piùttosto la volontà di far ripartire l’economia di questo specifico territorio, proprio da una serie di benefit autonomistici (sul modello per esempio della regione Valle d’Aosta), che è arrivato il tempo di andarci a prendere. Il sistema regionale attuale non è vincente per Trieste e Gorizia. Queste terre stanno soffrendo economicamente da troppo tempo il patto fiscale (tutto a favore del Friuli) che lo Stato ci impone.
Vogliamo autonomia, perché da sole, proprio Trieste e Gorizia, troverebbero le risorse economiche per rilanciarsi in questo quadrante strategico dell’Europa. Oggi vediamo che le province autonome di Trento e Bolzano sono tra i territori più ricchi della nazione, perché non possono esserlo anche Trieste e Gorizia? Basta volerlo, a partire dalla politica locale.
Il primo passo di questo progetto è il riordino amministrativo-territoriale del Friuli Venezia-Giulia, per bilanciare meglio gli equilibri della regione, tenendo presente, però, il diritto di solidarietà per l’area friulana.
Le terre giuliane, è bene ricordarlo (soprattutto ai politici locali), hanno già pagato per fin troppo tempo questo “scotto”.
Adesso è tempo di autonomia e di rilancio. Lo sentiamo come un preciso e imprescindibile dovere politico verso la nostra terra. Non comprendere questa esigenza (da parte di molte forze di governo e opposizione) sarà un boomerang terribile alle prossime tornate elettorali. I “giuliani” apprezzeranno l’impegno in questa direzione del PLI e puniranno nell’urna, ne siamo certi, gli “attendisti della poltrona”. Questa classe politica giuliana, se non saprà rinnovarsi e rispondere alle esigenze dei cittadini, deve andare tutta a casa, senza “se” e senza “ma”. Siamo liberali, ma non cretini!
E per le prossime comunali di Trieste abbiamo intenzione (sotto il marchio PLI) di presentare come “candidato” un personaggio fuori dagli schemi molto popolare su scala nazionale, che possa attrarre un certo elettorato moderato e trasversale, stanco delle promesse (mai concretizzatesi) della politica presente sul territorio.