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Lo sapete che pure in Germania si inizia a mettere in discussione l’austerità?

Ieri il parlamento europeo ha “fatto le pulci” alla troika, tra strategie, analisi e mission futura sulla crisi dell’eurozona. Oggi la Frankfurter Allgemeine Zeitung dice che alla troika in Europa non c’è alternativa. Ma come il Vecchio continente potrà convivere con quella che il Financial Times ha definito “il trio di non eletti che amministra l’Europa” intera?

GONFIARE I MUSCOLI
I deputati europei hanno fatto quello che sanno fare meglio: gonfiare i muscoli. La stroncatura della Frankfurter Allgemeine Zeitung è molto chiara. Su stimolo del commissario austriaco Karas, l’assise continentale ha deciso di sottoporre a screening l’operato della troika. E di farlo non in modo ideologico. Il motivo? Al di là dei numeri che, per il primo anno da più di un lustro a questa parte, danno la Grecia quasi fuori dalla recessione, è la vita quotidiana di un Paese e dei propri cittadini ad aver allarmato Istituto di Statistica e ong, che stanno supplendo alla mancanza assoluta dello Stato. Bimbi sottopeso, povertà galoppante, suicidi da crisi, ospedali che chiudono come funghi, mercato interno paralizzato, consumi a zero. Ecco gli effetti in Grecia del memorandum della troika, che se da un lato ha salvato gli istituti finanziari, dall’altro ha riversato il peso del default sui cittadini e solo su di essi.

I DUBBI DEL FMI
Già da due anni uno dei componenti della troika, il Fondo Monetario Internazionale, aveva osservato, in un report datato gennaio 2013, come le valutazioni sulla crisi greca fossero state sbagliate, provocando in soldoni più danni che benefici con l’applicazione sic et simpliciter del memorandum ad Atene. Ma ciò non è servito ad una rimodulazione degli accordi, con l’oggettività ellenica sotto gli occhi di tutti. Il quotidiano conservatore tedesco, però, difende l’operato di Bce, Ue e Fmi, sostenendo che a Strasburgo sembrano pensare solo a se stessi. E giungendo alla conclusione che alla troika non vi è alternativa.

ANAMNESI DELLA CRISI
La Faz ripercorre le tappe di una crisi che “non è caduta dal cielo, ma è dovuta principalmente ai tassi di cambio fissi favoriti dalle politiche nazionali”. Come per certificare che la troika non è la causa del problema, ma l’ovvia (e amara) conseguenza. E osserva come sia necessario a questo punto rispettare i programmi associati ai prestiti ausiliari già definiti e in buona parte erogati ai Paesi Piigs.

SOVRANITA’
Altro fronte critico è il tema del sovranità nazionale dei singoli parlamenti, che in molti individuano come il vero vulnus dell’intera questione. Mussler Von Werner nella sua analisi osserva che la seconda torsione della realtà da parte dei deputati è la loro affermazione che la troika avrebbe dovuto guadagnarsi la loro legittimità. Il riferimento è al trattato sul fondo di salvaguardia continentale (l’ESM) che è un’istituzione intergovernativa. Ma, scrive la Faz nella sua critica all’iniziativa degli eurodeputati, non solo il Bundestag deve approvare i programmi, ma finanche tutti i parlamenti continentali sono obbligati a ratificare tali programmi. In questo modo quindi si legittimerebbe ciò che il Parlamento europeo chiede e già lo si fa.

NESSUNA ALTERNATIVA
Von Werner conclude sostenendo che “finché non sono stati completati i programmi attuali, l’alternativa alla troika è impensabile“. Anche se aggiunge come la discussione sul loro futuro a lungo termine, tuttavia, abbia un fondo di verità. Nessuno dei tre partner è stato creato per la funzione di completare la troika: il FMI non è così sviluppato, verga la Faz, per sostenere i paesi dell’euro; la BCE è responsabile della politica monetaria, non per la gestione generale delle crisi; e l’Ue è un organo “altamente politicizzato i cui rappresentanti sono spesso sotto la pressione di quegli stati che dovrebbero controllare”.

FUTURO SENZA TROIKA?
Al netto dunque di populismi, slogan elettorali e promesse che anche gli euroburocrati non hanno mantenuto, ecco che sul ruolo futuro della troika si apre ufficialmente il dibattito. La posizione della Faz e quindi, come è facile immaginare, della stragrande maggioranza della stampa conservatrice tedesca, è che nessun politico responsabile avrebbe l’intenzione di abolire l’ESM, e finché questo esiste dovrebbe essere propedeutico alla credibilità dei programmi di autorità attuati dai singoli Stati. Una posizione ovvia, quantomeno perché ricalca il buon senso che ad esempio nella crisi ellenica non tutte le parti in causa hanno osservato. Ma è sul versante progressista e liberale che ci si attende a questo punto una replica. Perché non è sufficiente applicare il rigore tout court per auspicare che, come per magia, l’industria rifiorisca e le commesse tornino prepotenti a movimentare i mercati se alla fine della fiera hanno pagato i soliti noti. Quando, invece, dalle teste pensanti continentali e mondiali forse ci si sarebbe aspettato un coniglio che, dal cappello della troika, semplicemente non è uscito.

twitter@FDepalo

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