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Sul blog di Grillo i 5 Stelle bocciano il referendum anti euro di Beppe

Referendum per la permanenza nell’euro. Abrogazione del Fiscal Compact. Abolizione del pareggio di bilancio. Adozione degli Eurobond. Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune. Esclusione dal vincolo del 3 per cento fra deficit e PIL per gli investimenti in attività produttive e innovazione. Finanziamenti comunitari per coltivazioni e allevamento finalizzati a consumi nazionali. Beppe Grillo propone un programma in 7 punti per lanciare e caratterizzare l’appuntamento politico cruciale del Movimento Cinque Stelle: le elezioni europee di fine maggio.

(TUTTE LE FOTO DEGLI ANTI EURO)

(COME AMMAZZARE L’AUSTERITA’)

Già prefigurati nel V-Day di Genova contro “un’Unione Europea guidata da banchieri, tecnocrazie, burocrazie che calpestano la volontà popolare e la vita dei cittadini”, gli obiettivi preannunciati dal comico ligure stanno provocando reazioni eterogenee tra militanti, simpatizzanti e aderenti. Tuttavia l’aspirazione a marcare la propria originalità nel fronte sempre più nutrito delle formazioni ostili ai parametri della costruzione monetaria non ha trovato per ora grande riscontro. Gli oltre 1.300 interventi scritti nel blog presentano in prevalenza un tenore critico, pervaso di scetticismo e disincanto, verso i 7 punti del programma europeo penta-stellato. Nella gran parte dei casi ritenuti fragili, contraddittori, contro-producenti per la battaglia contro l’austerità targata Angela Merkel.

LE VALUTAZIONI FAVOREVOLI AL PIANO EUROPEO DI GRILLO

Fautori di una vasta consultazione popolare sulla nostra permanenza nella valuta unica sono coloro che denunciano lo strapotere del blocco industriale-finanziario tedesco e puntano a recuperare la sovranità nazionale e popolare per tutte le scelte cruciali. Grazie all’euro, spiegano, Berlino ha realizzato l’aspirazione egemonica del Vecchio Continente tentata per secoli con la forza militare.

Al motto di “Europa sì, euro no”, propugnano la trasformazione della BCE da banca privata a istituto creditizio pubblico con l’obbligo di acquisire i titoli di Stato al tasso dello 0,1 per cento, come negli Usa e in Giappone. E condividono i provvedimenti protezionistici prospettati da Grillo a favore dell’agricoltura italiana, “penalizzata dalle strategie comunitarie di apertura selvaggia delle frontiere che permettendo l’invasione di prodotti cinesi hanno provocato il fallimento di oltre metà delle aziende nazionali”. Pur riconoscendo il valore virtuoso del pareggio di bilancio, i supporter dei 7 punti rifiutano di accomunare le spese sane con le uscite clientelari e improduttive. Rivendicano a ogni nazione la facoltà di perseguire liberamente e in dignità il risanamento dei conti pubblici. E individuando nell’austerity una gravissima forma di anti-europeismo, respingono “i diktat imposti dai burocrati di Bruxelles non eletti e al servizio della finanza”.

PERPLESSITA’ E CRITICHE A 5 STELLE

Nutrito di dubbi il punto di vista di chi invoca un coinvolgimento della base sui punti del programma europeo. Rivolgendosi al fondatore del M5S, loro chiedono chi, dove, come e quando abbia deciso il progetto Cinque Stelle per le elezioni di maggio. Un richiamo alle regole democratiche e al voto degli iscritti su temi quali il referendum sulla moneta comune, l’alleanza tra realtà mediterranee, le misure protezionistiche. Vi è chi si interroga sui metodi con cui verrano scelti i candidati per la competizione europea. E c’è chi chiede di attendere l’esito dei convegni promossi dai gruppi parlamentari con economisti e studiosi dal titolo “Europa e Euro: Opportunità o Schiavitù?”. Per non correre il rischio che la bandiera dell’abbandono della valuta unica venga scippata da Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Italia.

LE BOCCIATURA DELLE PROPOSTE

La grande maggioranza delle riflessioni è scettica verso le proposte del comico ligure. Un primo gruppo le reputa contraddittorie e si domanda come possano convivere la fuoriuscita dall’euro, la rimozione del Fiscal compact e gli Eurobond “istituto di condivisione di un debito in una valuta da cui vogliamo separarci”. Ma il punto giudicato più fragile è il referendum che per molti rappresenta un inutile rinvio dell’abbandono dell’euro. Alcuni simpatizzanti, chiedendo se il M5S vorrà associarsi al gruppo euro-scettico nell’Assemblea di Strasburgo, ricordano che la priorità non è una velleitaria consultazione popolare “che farà perdere consensi e voti”, bensì l’abbandono unilaterale del Trattato di Lisbona e il pieno recupero della sovranità monetaria con la creazione di una banca centrale soggetta al Tesoro.

Recuperando indirettamente le argomentazioni formulate dall’economista Antonio Rinaldi, essi reputano non percorribile il referendum per i paletti posti dalla Costituzione e per la reazione furibonda dei mercati finanziari al preannuncio della consultazione. Ed esortano Grillo a focalizzare l’attenzione su una moneta con tasso fisso tenuto artificialmente alto per favorire l’economia industriale del Nord Europa e penalizzare il tessuto di piccole e medie imprese mediterranee. “Anche per non lasciare alla destra xenofoba e nazionalista l’iniziativa per un’Europa democratica”.

RADICALE AVVERSIONE ALL’UE

L’altro gruppo, nettamente prevalente, è permeato di profonda ostilità all’Unione Europea. Persuasi che l’Europa non potrà mai essere una realtà politica e partecipativa al pari degli Stati Uniti e che la valuta unica non avrà mai un controllo pubblico, numerosi simpatizzanti rifiutano le istituzioni comunitarie perché pesanti, farraginose, costose, soffocanti. Anche il Parlamento, bollato come organo consultivo in cui è inutile venire eletti. Giudicando Grillo tiepido e oscillante “poiché si illude di cambiare le strategie della Germania”, propongono un referendum sull’adesione all’Ue, e minacciano di votare per il Carroccio portatore di una visione più limpida e meno ambigua verso “la tirannia di Bruxelles”.

Ai loro occhi l’unico istituto meritevole di essere preservato è l’unione militare difensiva, non certo una valuta “utilizzata da élite occulte per rendere schiavi i popoli”. Riecheggiando il linguaggio dei più combattivi politici euro-scettici, essi invocano un affrancamento dalla “prigione comunitaria” che punta a omogeneizzare storiche identità nazionali in un calderone indistinto. Ma per un curioso paradosso taluni propongono per l’Italia una ricetta ispirata al federalismo elvetico: rigoroso auto-governo a ogni livello valido per il progetto di una “federazione leggera” del Vecchio Continente.

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