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Il valore della riproducibilità

Il progresso scientifico, che aumenta costantemente la nostra capacità di comprendere e modificare il mondo e di curare malattie, viene costruito giorno dopo giorno su fondamenta solide. Alla base di questo processo, infatti, c’è la riproducibilità dei risultati sperimentali e la fiducia nelle conoscenze precedenti. La riproducibilità ciò che ci permette di costruire nuove teorie e immaginare nuovi esperimenti. “Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane”. Se vengono meno le premesse, se non c’è la riproducibilità e le spalle dei giganti vacillano allora tutto il sapere crolla inesorabilmente.

Proprio per questo, in questo ultimo periodo la comunità scientifica si è interrogata sul fatto che una percentuale preoccupante di studi preclinici non sono riproducibili anche se sono stati pubblicati su riviste scientifiche dopo il vaglio attento di revisori anonimi. Parrebbe una cosa che interessa solo gli addetti ai lavori. In realtà interessa tutti noi. Recentemente se ne è occupato anche “The Economist” perché, ad esempio, studi pre-clinici non corretti possono avere ricadute importanti sulle industrie farmaceutiche e sulla salute. Per rimanere su un piano più vicino a tutti noi in Italia, il caso Stamina o il dibattito sugli OGM ci dimostrano che l’assenza di un solido fondamento scientifico in campo biomedico può anche indurre scelte politiche devastanti per la collettività in termini di spesa pubblica, di la salute e di sviluppo economico del paese.

Per questo la fiducia nei risultati che deriva dalla riproducibilità è di fondamentale importanza per la comunità scientifica ma dovrebbe costituire la base anche delle scelte politiche.

Il mondo scientifico indica la strada da seguire per evitare di confondersi a causa di risultati non riproducibili. Nel numero del 17 Gennaio 2014 la rivista scientifica Science ha annunciato una serie di iniziative per aumentare la “fiducia” della comunità verso gli studi pubblicati (http://www.sciencemag.org/content/343/6168/229.full) . Per evitare di arrivare a conclusioni sbagliate in studi pre-clinici bisogna considerare accuratamente tutta una serie di parametri nel disegnare in modo corretto l’esperimento. Molto ha a che fare con la statistica, come ad esempio la dimensione del campione considerato e i metodi statistici utilizzati per l’analisi dei dati. Come si sa , infatti, “una rondine non fa primavera” e non bastano pochi dati per arrivare ad una conclusione certa. Pochi amano la statistica anche tra gli scienziati delle discipline biologiche. Ma non tenerne conto vuol dire correre il rischio di arrivare a conclusioni sbagliate.

Ci sono molti motivi per cui studi preclinici potrebbero non essere riproducibili. Ad esempio il problema analizzato potrebbe essere più complesso di quanto ritenuto all’inizio e lo sperimentatore potrebbe non aver identificato e controllato tutte le variabili in gioco. Oppure, gli autori potrebbero aver taciuto alcuni dettagli importanti nel modo in cui hanno condotto l’esperimento impedendo cosi ad altri di riprodurlo. Come quando in una ricetta di cucina uno omette di indicare un ingrediente. O il campione in esame era troppo piccolo per non risentire di variazioni dipendenti solo dal caso. Talvolta la non riproducibilità potrebbe nascere da una truffa, ma è molto probabile che nella maggior parte dei casi gli errori siano fatti in buona fede.

Un altro parametro importante per la riproducibilità è che sia garantita la trasparenza ovvero il fatto che i dati su cui si basa l’analisi siano sempre accessibili.

Tanto può venir fatto dalle riviste scientifiche e dagli enti che finanziano la ricerca per ridurre l’errore. Ma è ovvio che la responsabilità ultima spetta agli autori che devono dire apertamente i metodi utilizzati, non nascondere alcuni risultati, e rendere esplicite tutte le possibili insidie che potrebbero invalidare le loro conclusioni.

Rispettare il metodo scientifico fa bene alla scienza ed è alla base del progresso di domani. Ma i recenti casi italiani (Stamina, OGM, sperimentazione animale) dimostrano che la cultura del metodo scientifico potrebbe aiutare sia i politici a prendere decisioni corrette sia i cittadini a non lasciarsi trasportare da ondate irrazionali prodotte dai mass media.


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