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L’uomo che clona i cani

La storia di Woo Suk Hwang, 61 anni coreano, è quella di uno scienziato che è passato in pochi anni attraverso successi spettacolari, frodi scientifiche, perdite di credibilità internazionali e brillanti attività imprenditoriali collegate alle sue non comuni capacità di ricercatore. La sua storia è descritta in un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Science e intitolato the “Second stage” in cui si affronta il problema della possibile riabilitazione dello scienziato (http://www.sciencemag.org/content/343/6168/244.summary).

Hwang è tristemente famoso per una delle più note frodi scientifiche della storia che ha recato danno alla ricerca nell’ambito della clonazione e delle cellule staminali. Per questo otto anni fa è stato licenziato dalla Seoul National University (SNU) presso cui lavorava. Oggi dirige la Sooam Biotech Research Foundation, un istituto senza scopo di lucro con uno staff di 40 ricercatori e un budget annuale di 4 milioni di dollari. Un istituto che si occupa di clonazione animale, per soddisfare le richieste di proprietari di cani di tutto il mondo, ma anche per fornire cani poliziotto alla polizia coreana. E poi di salvare specie in pericolo di estinzione, del miglioramento delle razze di bestiame, nonché di ricerca di base connessa alla biologia dello sviluppo. E’ riconosciuto come uno dei migliori al mondo nella clonazione animale.

Hwang ha raggiunto il successo internazionale in solo 18 mesi grazie a due articoli pubblicati su Science tra il 2004 e il 2005 in cui affermava di aver creato cellule staminali da blastocisti umane ottenute per clonazione. Un passo avanti strepitoso verso una medicina del trapianto senza rigetto. Nel 2005 ha anche pubblicato un lavoro su Nature in cui descriveva la clonazione di un levriero afgano di nome Snuppy considerato dalla rivista americana “Time” come la “Most Amazing Invention.” del 2005. Grazie a queste scoperte Hwang è diventato un eroe nazionale e il governo coreano ha finanziato per lui un centro mondiale delle cellule staminali. Centinaia di donne si sono offerte di donare i loro oociti per i suoi esperimenti.

Poi il crollo, altrettanto improvviso. La truffa svelata dai suoi studenti di dottorato. Un comitato ha analizzato i suoi lavori e provato che i dati erano falsi. I lavori su Science sono stati ritrattati. La carriera distrutta. Il licenziamento dall’Università ed una condanna in tribunale. Il disonore internazionale.

Solo il lavoro su Nature è passato indenne attraverso l’analisi: Snuppy era un vero clone di cane. E su questo Hwang ha costruito una carriera di scienziato imprenditore di successo. Ma le sue capacità non sarebbero bastate se non avesse trovato sulla sua strada due veri imprenditori che hanno finanziato la sua attività.

Il primo è un uomo d’affari coreano che ha sponsorizzato Hwang anche dopo lo scandalo e nel 2006 ha contribuito a lanciare la Sooam Biotech Research Foundation per consentire Hwang e ad alcuni sui collaboratori di continuare l’attività di ricerca nel campo della clonazione animale.

Il secondo è un miliardario americano che ha finanziato il progetto Missyplicity per clonare Missy , un mix collie – husky di proprietà della sua amica Joan Hawthorne e di suo figlio Lou.

Prima di Hwang molti avevano provato a clonare cani, senza successo. Con il suo articolo sulla clonazione di Snuppy, Hwang aveva dimostrato di aver compreso la complessità della clonazione in questa specie animale. All’inizio del 2007, il Progetto Missyplicity inviò alla fondazione Sooam un campione di tessuto congelato di Missy, che era morto nel 2002. E il gruppo è riuscito a clonare il cane.

Questo è stato l’inizio dell’attività imprenditoriale di Hwang. Inizialmente grazie ad una joint venture con Lou Hawthorne. Quando la BioArts di Hawthorne ha abbandonato il mercato perché troppo ristretto, Sooam ha cominciato a commercializzare direttamente il servizio. In 5 anni, su richieste di proprietari di tutto il mondo l’istituto ha clonato circa 200 cani , al costo di 100.000 dollari l’uno. Sooam ha anche clonato circa 200 cani per la polizia coreana, ha clonato animali per preservare le razze rare o di pregio, e per scopi di ricerca.

Molti, anche tra gli scienziati, hanno sollevato delle critiche, principalmente a causa dell’inefficienza del sistema. Hwang sostiene che il progresso tecnologico che lui ha compiuto in questi anni ha migliorato notevolmente l’efficienza del clonazione e ridotto il numero di capi con difetti alla nascita. Ma è d’accordo sul fatto che esiste un problema etico nel fatto di utilizzare animali solo per soddisfare le esigenze di qualche proprietario di cane. Altro discorso nel caso dei cani poliziotto visto che la legge coreana vieta di farli riprodurre e quindi la clonazione diventa l’unico modo per preservare individui con caratteristiche interessanti. Solo nell’ultimo anno Sooam ha fornito ai dipartimenti di polizia coreani più di 30 cani clonati.

Il know-how acquisito ha permesso anche di affrontare problemi fondamentali della Biologia dello sviluppo. Ad esempio , talvolta nascono cuccioli femmina dalla clonazione di un cane maschio a causa del cattivo funzionamento di un gene sul cromosoma Y che controlla lo sviluppo dei testicoli. Questi studi potrebbero aiutare a comprendere meglio la sindrome Swyer , una rara patologia umana in cui una persona con un cromosoma Y ha genitali esterni femminili.

Il team di Hwang usa anche la clonazione per generare mucche transgeniche che producono nel loro latte farmaci o per produrre suini transgenici per lo xenotrapianto di organi negli esseri umani. Queste attività oggi rappresentano la maggior parte del lavoro dell’Istituto. Stanno anche cercando di applicare il loro know-how per la clonazione di specie in via di estinzione o già estinte.

In Italia ottimi lavori di clonazione animale vengono fatti da gruppo del prof. Cesare Galli e della Dott.ssa Giovanna Lazzari dell’Avantea (http://www.avantea.it/), un centro altamente specializzato e affidabile, che ha come scopo la ricerca di soluzioni innovative nel campo delle biotecnologie riproduttive sia in ambito zootecnico sia nel settore biomedico.

 



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