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Le ultime puntate della zuffa continua tra Storace, Meloni e Menia

La Destra italiana continua il suo dibattito interno per non scomparire. Si erano lasciati tutti (con l’amaro in bocca) a seguito della zuffa in occasione dell’assemblea della Fondazione di An, con minacce di contenziosi e urla poco amichevoli. Oggi, complice l’avvicinarsi della scadenza elettorale di maggio ed una nuova legge elettorale che sarà determinante, ecco i movimenti che si registrano nel fronte a droit della politica italiana, con uno scambio di lettere aperte sull’asse Storace-Meloni-Menia.

SCAMBIO DI LETTERE
“Il tempo stringe e anche la pazienza non è infinita”, scrive il numero uno di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni al leader de la Destra, Francesco Storace, che dalle colonne del Giornale d’Italia aveva chiesto di accorciare i tempi per un possibile accordo in ciò che resta della destra italiana, all’indomani della decisione della Fondazione di cedere l’uso del simbolo di An proprio a FdI. La replica a Storace arriva a stretto giro anche dall’ex sottosegretario triestino Roberto Menia: “Il tempo stringe, evitiamo l’oblio”.

GIORGIA A FRANCESCO
“Caro Francesco, il quotidiano, immancabile attacco a Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale mi costringe a puntualizzare alcune questioni. Fin dall’inizio dell’attuale legislatura abbiamo lavorato sull’ambizioso obiettivo di costruire un soggetto politico nel solco della storia di An, confrontandoci anche con realtà organizzate come quella di cui sei leader, ma anche il FLI di Roberto Menia. Volevamo semplicemente dare una mano per rimettere insieme i tasselli di un mosaico, senza pretese e senza esclusioni. Evidentemente, non siamo stati compresi. Altrimenti, non riesco proprio a spiegarmi il perché di tanta, instancabile ostilità da parte tua, che non abbiamo contraccambiato per senso di responsabilità verso il percorso di ricomposizione che stiamo portando avanti”. Ecco cosa scrive Giorgia Meloni nella lettera aperta a Storace, toccando i nodi della querelle andata in scena negli ultimi mesi.

DISPETTI E VETI
In occasione dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino, Fdi ha rinviato una manifestazione già programmata per non farla coincidere con quella del Movimentoxlalleanzanazionale. E ancora: “Mentre ti rivolgevi a noi con la poco edificante accusa di appropriazione indebita, davi vita, arbitrariamente, a un movimento che a parole voleva riportare in auge il nostro antico simbolo, ma nei fatti tendeva a bruciarlo facendolo apparire come la scelta di una parte oltretutto minoritaria”. Nella missiva apparsa su Facebook aggiunge: “La mia sensazione è che ogni qualvolta si materializzi la possibilità di accorciare le distanze fra di noi, tu faccia del tuo meglio per riallungarle. Invece di lavorare davvero alla costruzione di una destra comune, ti comporti da guardone della destra altrui”. Precisando di non avere alcuna obiezione a una proposta di candidatura a qualsiasi competizione elettorale, “o alle primarie con le quali fonderemo il nuovo soggetto. Lasciamo che a scegliere tutto, in questo inizio di Terza Repubblica, siano gli italiani, non dirigenti di partiti vecchi e nuovi chiusi dentro una stanza”.

MENIA REPLICA
A stretto giro ecco la risposta di Roberto Menia, reggente di Fli e animatore proprio con Storace e Poli Bortone del Movimento per An. L’ex sottosegretario triestino, al netto di polemiche e veti, intende mettere l’accento sui nodi politici. In primis il fatto che “siamo tutti orfani e abbiamo bisogno di ricostruire la casa comune, non per preservare posti ma per dare rappresentanza e continuità alla tradizione politica, unica e originale, della destra italiana”. In secondo luogo “qualità e gioventù ti danno la possibilità di essere l’elemento unificatore dei tanti improduttivi spezzoni in cui si è frastagliata la destra italiana: per fare questo, evita il settarismo, gli atti di arroganza, riconosci dignità a chi ha fatto percorsi diversi dai tuoi, non andare a fare la pesca dei singoli in casa d’altri”. Ma sottolinea anche la concomitanza “strana” con l’ingresso della stessa Meloni nel cda della Fondazione di An, membro che di fatto “blindava una maggioranza di 8 su 15. E’ quello che in giurisprudenza si dice il caso del controllore controllato“.

INVITO
Quale dunque l’orizzonte da evitare? Secondo Menia c’è “il pericolo sempre più incombente della fine di una storia e di una tradizione politica, tanto più ora che il Cavaliere, attraverso l’accordo con Renzi sulla legge elettorale, sarà messo nelle condizioni di eliminare tutto ciò che gli sta intorno”. E aggiunge che “tante sigle si autocancellano in omaggio all’unica che tutti ci rappresenta ed è ancora evocativa per molti italiani che non sanno più dove andare: non paccottaglia da antiquariato o minestra riscaldata, ma una ripartenza possibile ed una casa comune“.

FUTURO UNITARIO?
E conclude certificando che “anche se è sempre più difficile, credo si possa fare ancora, con equilibrio e intelligenza, mettendo assieme capacità di rinnovamento e tradizione, continuità ed esempi”. Il sogno è “tornare ad avere una casa comune, stare assieme a quelli con cui ho diviso anni e anni di battaglie e conoscerne di altri, migliori di quanto non sia stata questa generazione che tutto ha bruciato. Non per fare il padrone di casa, ma neppure l’ospite. Tu hai il pallino, cara Giorgia. Giocatelo bene”.



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