Forse siamo solo tutti molto ipocriti.
Lo siamo nella misura in cui -pur consapevoli delle atrocità ereditate dalla storia- non ci curiamo di prevenire o di condannare atteggiamenti che possono perpetuare l’eco della pagina più nera della storia umana.
Siamo ipocriti nella misura in cui tacciamo quando ci sentiamo dire: “Era meglio quando c’era Mussolini”, o quando restiamo indifferenti davanti alle svastiche sui muri, oppure quando-in virtù di una politica garantista- permettiamo a forze politiche di dubbia costituzionalità, appartenenti all’estrema destra di presentarsi alle elezioni.
Solo un anno fa (ce lo siamo dimenticati subito) Berlusconi disse: “Per tanti versi Mussolini ha fatto bene, solo il fatto delle leggi razziali è stata la sua peggior colpa”. Come se la negazione della libertà di pensiero, la persecuzione dei rom e le stragi in Etiopia fossero niente.
Abbiamo smarrito l’empatia con il tempo, e d’altronde è il tempo stesso che logora i ricordi, ne usura la profondità, ma viene da pensare che oltre alla memoria ci manchi l’indignazione, la risposta a tono, la reazione.
Per dirla con Brecht: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Oggi oltre di ricordare qualcosa che è ormai lontano -purtroppo- dai nostri cuori, condanniamo chi- mistificando la storia- ci allontana ancor più da quelle atroci verità.