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Tutte le sintonie fra Obama e Papa Francesco

Un’ora e quaranta è durata, martedì scorso, l’udienza tra il segretario di Stato americano, John Kerry, e quello della Santa Sede, mons. Pietro Parolin. Tanti i temi sul tavolo, a cominciare dalla situazione in Siria (la conferenza Ginevra 2 è alle porte), la crisi in Sud Sudan e gli sviluppi in medio oriente.

IL LUNGO COLLOQUIO KERRY-PAROLIN

Si è discusso anche del rapporto tra l’episcopato americano e l’Amministrazione federale: da parte vaticana – ha spiegato in proposito padre Lombardi – si è manifestata la preoccupazione della Santa Sede, in sintonia con i vescovi americani, per i temi che riguardano i regolamenti della riforma sanitaria in rapporto alla garanzia della libertà religiosa, dell’obiezione di coscienza. E’ questo, infatti, uno dei tempi più delicati nelle relazioni tra Chiesa e governo statunitense, e non da oggi.

LO SCONTRO SULLA RIFORMA SANITARIA

Nei mesi scorsi, con l’elezione del nuovo presidente dei vescovi americani nella persona di mons. Joseph Kurtz, la Casa Bianca si augurava che fosse terminata la stagione del muro contro muro e dell’incomunicabilità reciproca. Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e predecessore di Kurtz, era considerato il capofila del conservatorismo americano sul terreno dei valori cosiddetti non negoziabili: aborto, nozze omosessuali, eutanasia. Ma anche Kurtz si è dimostrato determinato a portare avanti la battaglia, come testimonia la durissima lettera da lui inviata al presidente degli Stati Uniti a fine anno. Tema del contendere, ancora una volta, la riforma sanitaria che obbligherebbe (pena multe salate) anche gli enti religiosi a coprire con piani sanitari l’aborto e i metodi contraccettivi.

L’EFFETTO FRANCESCO IN AMERICA

Eppure, qualcosa sembra essere cambiato con l’avvento del Papa argentino. Sondaggi e statistiche di questi mesi non fanno altro che rimarcare quanto Francesco piaccia agli americani, o comunque alla gran maggioranza di essi. A colpire, come evidenziano giornali locali (anche i più popolari) sono gli accenti del Pontefice sulla povertà, la misericordia e l’attenzione da dare ai più bisognosi. Tutto questo benché, come notava in un’accurata analisi il Pew Research Center, il numero di chi si dichiara cattolico sia rimasto pressoché identico nell’ultimo anno e la frequenza alle messe domenicali sia addirittura calata (di poco) rispetto al 2007.

OBAMA PRESTO IN VATICANO

Una sintonia che Barack Obama avrebbe subito colto, se è vero che – come scriveva il Los Angeles Times – il presidente Usa avrebbe chiesto ai propri collaboratori di prendere intere frasi dai discorsi papali per poterli citare in propri interventi. Qualcuno, maliziosamente, nota che è il tentativo di stabilire una sorta di alleanza, “un po’ come quella tra Giovanni Paolo II e Reagan”, in modo da rilanciare l’immagine appannata della presidenza. Il “boom” di Bergoglio era ben descritto dalla copertina prenatalizia del New Yorker, con il Pontefice ritratto a mo’ di angelo della neve. Sul terreno economico, insomma, potrebbe stabilirsi un’intesa, e Kerry ha riferito a Parolin che Obama “non vede l’ora di venire a Roma per incontrare il Pontefice”. Una data non c’è ancora, ma è probabile che l’udienza sarà concessa entro il prossimo mese di marzo. A fine aprile, tra l’altro, sarà a Roma il numero due dell’Amministrazione, il cattolico Joe Biden, per partecipare alla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

LE CRITICHE DEI CONSERVATORI E I DUBBI DELL’ATLANTIC

I presupposti per stabilire una “special relationship” ci sono tutti, benché non manchino (proprio relativamente alle posizioni del Papa sull’economia e la finanza) alcune voci discordanti. Oltre all’oratore radiofonico conservatore Rush Limbaugh, che all’indomani della pubblicazione dell’esortazione “Evangelii Gaudium” aveva dato a Bergoglio del marxista, anche l’Atlantic si era posto qualche interrogativo: “Il Papa ha ragione riguardo alle condizioni del mondo?”, di chiedeva la rivista in un editoriale pubblicato lo scorso 11 dicembre. Forse, sosteneva l’autrice, Francesco è un po’ troppo pessimista riguardo capitalismo e finanza.


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