Il Regno Unito di David Cameron è a un bivio. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Independent di Londra, il partito anti-europeo britannico Ukip è attualmente “il più popolare” tra gli elettori, superando per la prima volta tutti gli altri. La formazione guidata da Nigel Farage ottiene nella rilevazione il 27 per cento dei consensi, seguito dal Labour con il 26, dai conservatori con il 25 e dal partito liberaldemocratico con il 14.
Una notizia che arriva dopo l’annuncio a novembre scorso da parte di Cameron di una stretta al diritto degli emigranti di richiedere sussidi in caso di disoccupazione. Allora il primo ministro si rivolse all’opinione pubblica con una lettera inviata al Financial Times, ma oggi è lo stesso quotidiano finanziario ad avvertire il premier conservatore del rischio di ritrovarsi isolato in Europa per via della sua posizione che minaccia di riportare indietro la politica sulla libertà di movimento dei cittadini all’interno dei confini comunitari.
Il primo ministro britannico teme che si stia verificando un forte aumento degli arrivi di senza lavoro dalla Bulgaria e dalla Romania a partire dal primo gennaio, quando sono cadute le restrizioni al loro ingresso nel Regno Unito.
Le parole di Cameron però, come dimostra il sondaggio dell’Independent, sono fortemente legate al contesto interno. Oltre alla tradizionale reticenza all’integrazione comunitaria – che porterà ad un referendum per rinnovare l’adesione all’Unione europea – i dubbi del leader tory vanno inquadrato anche nel timore – ora quasi una certezza – diffuso in larga parte del suo partito di essere scavalcati “a destra” dall’astro nascente del populismo inglese Farage.
Ma il caso britannico non è isolato. Mentre a Kiev si protesta per entrare nell’orbita di Bruxelles, ovunque in Europa prosperano partiti anti-europeisti, volti a intercettare il malcontento popolare per le politiche d’austerity portate avanti da Berlaymont secondo i diktat di Berlino. Una situazione che sta portando alla crescita del Front National di Marie Le Pen in Francia, a quella del Movimento 5 Stelle in Italia e altri ancora.
Una situazione tutt’altro che semplice che preoccupa le cancellerie e i governi del Continente, in vista delle elezioni che nel 2014 rinnoveranno l’Assemblea di Strasburgo e che rischiano di formare un’Istituzione europea nella quale a prevalere siano le pulsioni anti comunitarie o contrarie alla moneta unica.
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