Dopo l’editoriale di Formiche.net sull’afasia di Popolari e Liberali rispetto all’attivismo di Renzi e Berlusconi non solo sulla legge elettorale, è il deputato popolare Gregorio Gitti, dopo l’europarlamentare Udc, Giuseppe Gargani, a raccogliere l’invito di Formiche.net e ad auspicare una lista comune tra Sc, Udc e alfaniani. Ecco come e perché. Il deputato che oggi fa parte del gruppo “Per l’Italia” annuncia che è vicinissima la nascita di un grande rassemblement popolare.
E’ possibile una lista unica alle europee tra popolari, ex montiani e alfaniani?
A breve ci sarà una riunione decisiva del coordinamento costituito tra Udc e Popolari per l’Italia: la prospettiva è di decidere velocemente su una lista unitaria che vada oltre l’esperienza di Sc da un lato e dell’Udc dall’altro, che porti a una lista comune magari denominata “Popolari per l’Italia” e con nel simbolo lo scudo crociato Libertas che io vorrei nella sua specificazione originaria, quella degli anni Quaranta: il simbolo più europeista che c’è.
Come evitare che l’elettorato moderato e popolare venga risucchiato dal Pd di Renzi?
Innanzitutto con una presenza parlamentare e politica significativa, ma anche con un’attività di riorganizzazione sui territori che è già in atto. Infine riattivando un circuito virtuoso di amministratori con un’ispirazione popolare, che stiamo mobilitando per alcune operazioni politiche significative, anche in prospettiva delle prossime elezioni regionali come in Abruzzo e Piemonte. Senza dimenticare le prossime amministrative dove, contrariamente a ciò che si può ritenere, c’è una grandissima attenzione per una riorganizzazione democratica e meritocratica di una nuova classe dirigente.
Quali sono stati gli errori dell’esperienza montiana da non ripetere?
Riscoprire la passione per la politica cancellando qualsiasi tentativo snobistico di derubricarla o delimitarla. La politica sa dare le risposte ai cittadini, ma vanno rese solide e serie con impegno e lavoro: ciò nell’esperienza di Sc è assolutamente mancato.
Da queste colonne il popolare Giuseppe Gargani, commentando il sistema Italicum, ha osservato che il bipolarismo in Italia non esiste e che quello proposto da Renzi sarebbe una forzatura. Che ne pensa?
Come ho ribadito in occasione di un mio intervento in Commissione Affari Costituzionali, definisco questa proposta un “Calderoli bis”. Tre sono le differenze che, se possibile, riescono a peggiorare l’Italicum rispetto al Porcellum, violando le prescrizioni della Corte Costituzionale.
Quali?
In primis cristallizza in modo spudorato il premio di maggioranza, la vera ragione per cui la Consulta ha motivato il suo intervento correttivo. Inoltre sono state innalzate le soglie che delimitano la rappresentanza politica, quindi sostanzialmente umiliano il pluralismo politico. Terzo,
si sono semplicemente accorciate le liste disegnando circoscrizioni elettorali un po’meno ampie: in questo caso aggirando la prescrizione della Consulta che voleva le preferenze.
Qualcuno non le gradiva?
Noi non abbiamo timore delle preferenze, così come invece pare abbiano Renzi e Berlusconi, soprattutto con quella di genere si può garantire in modo più efficace la presenza di genere. Si tratta di tre battaglie su cui vogliamo impegnarci. Se le nostre richieste non venissero accolte, faremmo una dura opposizione come Popolari.
Quale potrà essere il leader dei Popolari?
Dinanzi a noi abbiamo un anno per costruire una leadership che dovrà poi imporsi sul campo. Non ci sono leader che vengono negoziati a tavolino, ma sono naturali e si impongono da sole. Incoraggiamo questo passaggio, senza averne paura.
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