I conti in rosso dell’Inps hanno poco a che vedere con la gestione di Antonio Mastrapasqua, il super-manager coinvolto in un’inchiesta della Procura per presunta truffa e per questo dimessosi dal suo incarico, ma derivano dall’andamento dell’occupazione e dei salari, dalla prosperità delle imprese e, non ultimo, dalle disposizioni di legge, che la riforma Fornero ha cercato di modernizzare.
A crederlo è Giuliano Cazzola, ex deputato Pdl e vicepresidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama e uno tra i massimi esperti italiani di previdenza pubblica.
PILOTA AUTOMATICO
“Chiunque gestisca l’Istituto – ha rimarcato Cazzola – può agire su variabili economiche molto modeste rispetto ai 500 miliardi di euro tra entrate e uscite“. L’Inps, secondo Cazzola, è la più grande azienda di servizi d’Europa “e chi la guida può migliorarne le performance, ma così come trovavo singolare che venissero attribuiti ad Antonio Mastrapasqua gli importanti saldi attivi del 2008 e 2009, che derivavano dagli aumenti della contribuzione in tutti i settori da parte del governo Prodi, trovo altrettanto singolare che oggi siano stati attribuiti a lui gli attuali disavanzi, determinati soprattutto dalla crisi economica e dai suoi effetti sui parametri che tengono in equilibrio un sistema pensionistico a ripartizione“.
CONTI IN EQUILIBRIO (FINO AD ORA)
Da anni, secondo Cazzola, il bilancio dell’Inps era in equilibrio per tre motivi di fondo: “Il sostanziale pareggio del fondo lavoratori dipendenti; i colossali saldi attivi di due gestioni, quella delle prestazioni temporanee (cassa integrazione, disoccupazione, indennità di malattia e maternità, assegni al nucleo famigliare); e la gestione dei parasubordinati ovvero i collaboratori ed altri“. Insieme, queste due gestioni – sottolinea Cazzola – negli ultimi anni hanno assicurato un saldo attivo di 12miliardi. “La crisi – sostiene – ha azzerato l’avanzo derivante dagli ammortizzatori sociali. Così di galline dalle uova d’oro ne è rimasta una sola, il cui saldo attivo, ora intorno ad 8 miliardi, non è più in grado di andare in soccorso a tutti“.
DIPENDE DALL’INPDAP?
Sono però forti i timori di un crollo dell’Istituto nel 2014. Allarmi esagerati per Cazzola, secondo cui “chiuderà il bilancio 2014 meglio di quanto riportato nel documento contabile preventivo“. La maggior parte del buco atteso deriverebbe infatti “dagli effetti dell’incorporazione dell’Inpdap, con la nascita del cosiddetto SuperInps. Per una complessa vicenda contabile di rilevanza europea, infatti, con la legge di stabilità 2014 lo Stato si è accollato una partita da 25 miliardi che dovrebbe alleggerire la situazione patrimoniale del SuperInps, della quale il bilancio preventivo nella versione di cui si parla non tiene ancora conto. Pertanto il quadro dovrebbe migliorare“.
SEPARARE PREVIDENZA E ASSISTENZA
Per l’ex deputato non si deve infine far confusione tra l’andamento del bilancio Inps e quello della spesa pensionistica. “L’Inps – spiega Cazzola – ha al suo interno gran parte del welfare, le pensioni, l’assistenza, il mercato del lavoro, le altre politiche previdenziali tranne gli infortuni e le malattie professionali, gli sgravi contributivi. In via di principio non è detto che se il bilancio è in disavanzo vi sia anche uno squilibrio nella spesa pensionistica. I dati però stanno a dimostrare che la riforma Fornero non è stata fatta solo per fare cassa, come si è detto. Grazie alla riforma dell’anzianità e all’incremento dell’età pensionabile – conclude l’ex deputato – il numero dei trattamenti che saranno liquidati nell’anno in corso finirà quasi per dimezzarsi“.