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Il futuro del centrodestra visto da un disincantato Pietrangelo Buttafuoco

L’accelerazione impressa da Matteo Renzi verso un meccanismo di voto che promuove una dinamica politica fortemente bipolare ha provocato rivolgimenti, scomposizioni e aggregazioni nel variegato universo del centro-destra. La direzione di marcia assunta dalle formazioni conservatrici e moderate è la riedizione della Casa delle libertà. Una riorganizzazione in un’alleanza a più voci tra gruppi differenti che ha aperto e alimenta riflessioni, dubbi, interrogativi.

Formiche.net ha chiesto a Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e firma del Foglio e Repubblica, se “la coalizione a più punte” che si va profilando rappresenti il contenitore adeguato per dare voce alla galassia di forze alternative al Partito democratico. E quale possa essere il collante culturale e programmatico di uno schieramento percorso da spinte e fermenti conflittuali in campo economico e nel rapporto con l’Unione Europea.

Ritiene realistico e auspicabile lo scenario di una rinnovata Casa delle libertà?

No. Il centro-destra non esiste nella geografia politologica. Esiste soltanto Silvio Berlusconi come soggetto fondamentale di un angolo del panorama politico. Mondo ormai egemonizzato dal Cavaliere, da Beppe Grillo e da Matteo Renzi. Con un elemento singolare.

Quale?

Stranamente tutti e tre pescano nello stesso bacino elettorale non di sinistra. Con furbizia il leader del Partito democratico riesce a far credere alla sinistra che questa volta potrà vincere. Mentre il versante opposto, a parte il fondatore di Mediaset, è costituito da gruppetti e clientele di potere. La stessa Lega Nord non può essere ricondotta nella categoria di destra. Rappresenta una forza territoriale che può convergere in forma occasionale per sommare aritmeticamente i suoi voti a quelli della coalizione moderata.

Il testo di riforma elettorale in discussione non favorisce la formazione di un grande polo conservatore, popolare, nazionale e comunitario?

Non so dirlo. Non riesco a immaginare prospettive di lungo periodo nell’attuale situazione sociale di emergenza. È altamente significativo il fatto che il PD continui a celebrare il proprio congresso nell’indifferenza verso la realtà economica. Che sta precipitando come si rende conto chiunque giri per le province italiane. Ciò che leggiamo sui giornali è solo superficie.

Perché le forze popolari, liberali e della destra non puntano su un progetto unificante rinunciando alla “logica di bottega”?

Perché il Cavaliere è bloccasterzo di tutto. Finché c’è lui alla guida del centro-destra è lui a tirare le fila. Come abbiamo visto, ogni progetto relativo alla successione politica dei suoi figli si blocca sul nascere. Nella vita politica, come nelle leggi fisiche, un vuoto viene puntualmente riempito. E l’unico spazio pieno in quel mondo è occupato da Berlusconi.

Ma su quali basi programmatiche si può costruire il centro-destra del futuro?

Non ne vedo per ora. Non vi sono bandiere, ideali e valori. Vi è solo la necessità di amministrare il sentimento diffuso dell’arci-italiano. Un’esigenza che accomuna tutte e tre le figure egemoni nello scenario politico.

Molti partiti guardano a un forte raccordo con le famiglie politiche europee: popolari, socialisti, liberali.

Un simile ancoraggio richiede una prospettiva lungimirante del tutto assente. La politica a destra non ha mai avuto, purtroppo, un pensiero lungo e di spessore. Si è trasformata in una “pesca delle occasioni” veloce e superficiale. Su una chiamata alle armi per tifoserie.

Primarie autentiche potrebbero rinnovare e corroborare il centro-destra individuando una nuova leadership?

Non ve ne è lo spazio. E non intravedo personalità in grado di assumerne la guida. È questo il punto forte e il punto debole del Cavaliere. Il quale avrebbe dovuto approfittare del ruolo acquisito da Gianfranco Fini e farne un soggetto di differenziazione politica nel centro-destra.

È tramontato l’orizzonte di una democrazia bipartitica ancorata a una riforma presidenziale e maggioritaria uninominale?

L’Italia non ha tante opportunità di orchestrare un progetto politico-istituzionale visto che è priva di sovranità. Tant’è vero che, quando qualcuno come Berlusconi ha provato a spingersi oltre, ha cozzato con corazzate più potenti ed è stato azzannato.


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