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Eni, Bp, Exxon. Ecco chi festeggia e perché per il greggio dell’Iran senza sanzioni

L’Iran sta studiando dei nuovi modelli di contratto per attrarre investitori nei pozzi petroliferi.

Teheran, il quinto membro dell’Opec per volume di esportazioni, sta discutendo l’applicazione di limiti al suo programma nucleare per ottenere in cambio la rimozione delle sanzioni internazionali che penalizzano i suoi settori finanziario ed energetico.

NUOVE REGOLE
In attesa che ciò si concretizzi – spiega Bloomberg citando Mahdi Hosseini, capo del comitato di revisione dei contratti nel ministero del Petrolio – il regime degli ayatollah sta mettendo a punto “nuovi tipi di contratto in linea con le pratiche e le leggi internazionali, ma dai termini più flessibili di quelli adottati dall’Iraq“.
Un’anteprima dei nuovi contratti sarà data sul piano domestico durante una conferenza di due giorni che si terrà dal prossimo 22 febbraio a Teheran, “verso la quale anche operatori europei e asiatici – non specificati da Hosseini – avrebbero espresso interesse“. Ad ogni modo per loro l’Iran medita di organizzare una presentazione ufficiale verso la fine di giugno o l’inizio di luglio a Londra.

LE COMPAGNIE GRADITE
Tra le compagnie maggiormente gradite dall’Iran – come rivelò al Financial Times il ministro del Petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh, ci sono giganti come la francese Total, l’olandese Shell, la norvegese Statoil, la britannica British Petroleum (Bp) e le statunitensi Exxon Mobil e ConocoPhillips, ma anche l’italiana Eni. A voler stringere affari alle nuove condizioni, come svela il sito della emittente governativa iraniana in lingua inglese, Press Tv, ci sarebbero anche la malese Petronas, la spagnola Repsol, e il secondo produttore russo di greggio, Lukoil.
Per l’Italia, l’accordo di Ginevra rappresenta un’ottima notizia, dal punto di vista non solo politico, ma anche economico. Politicamente, per le ricadute che avrà sulla stabilità del Medio Oriente. Economicamente per i tradizionali ottimi rapporti che abbiano avuto con l’Iran, soprattutto da quando il Cane a sei zampe di Enrico Mattei acquistò la fiducia di Teheran migliorando, a favore dei Paesi produttori, le royalties versate dalle compagnie petrolifere.

GIAPPONE IN TESTA
E gli effetti dell’accordo sull’economia iraniana strangolata da una profonda crisi economica, secondo il quotidiano Tehran Times iniziano già a sentirsi. Il Giappone questa settimana sarebbe “diventato il primo fra gli acquirenti di petrolio dell’Iran ad effettuare un pagamento per le importazioni di greggio in virtù dell’intesa“, seppur provvisoria, sul nucleare. Un evento che soddisfa il presidente iraniano Hassan Rouhani – uno dei principali fautori dell’accordo -, dato che negli ultimi due anni l’Iran era stato costretto a tagliare della metà le sue esportazioni della materia prima.

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