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Ecco le vere idee sulla Giustizia del ministro Orlando

Nato per fare il Guardasigilli? Riforma del Csm, intercettazioni, separazione delle carriere, garantismo, riforma dei processi, avvocatura: ecco chi è, e cosa pensa, il nuovo inquilino di via Arenula Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd (dalla segreteria Bersani in poi) e deputato dal 2006.

(GUARDA LE FOTO DEL MINISTRO ORLANDO AL VOTO DI FIDUCIA AL SENATO)

PACIFICAZIONE
Dall’ambiente alla giustizia, sempre di emergenza si tratta. Di Andrea Orlando si ricorda un articolato ragionamento al Foglio, nel 2010, in cui ventilava una possibile pacificazione nazionale sui temi più complessi, dalla separazione dei poteri a quella delle carriere, in cui toccava la materia immaginando la Giustizia come tale e non come una clava.

DECALOGO
In quell’analisi Orlando proponeva la semplificazione dei riti del processo civile con l’obiettivo di affrontare l’arretrato; la modifica strutturale delle circoscrizioni giudiziarie, con una ristrutturazione che passi per macro aree; la verifica analitica dei giusti tempi del processo; la ridefinizione dell’obbligatorietà dell’azione penale tramite un tavolo condiviso; la revisione del sistema delle notifiche; le norme che perseguano la distinzione dei ruoli. Il tutto in un doppio solco di critiche rivolte sia verso Berlusconi sia verso la fazione “giustizialista” del Pd.

RIFORMA CSM
Cinque proposte targate Pd per riformare la giustizia con la maggioranza. Nell’aprile del 2010 Orlando scrisse sul Foglio una sorta di manifesto-programma che spaziava dall’obbligatorietà dell’azione penale (da “rimodulare”) al peso (da “diluire”) delle correnti nella magistratura. Il responsabile Giustizia del Pd centrò cinque proposte per riformare il sistema giudiziario. E farlo con l’allora maggioranza di centrodestra, lasciando immaginare una volontà collaborativa “dimenticandosi” per un momento di Silvio Berlusconi.

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PROCESSI
“Guardando all’insieme della giustizia penale – certificò – qui esiste un corpus ipertrofico di norme generate dall’ossessione securitaria e dalla sbornia forcaiola”. Ecco da dove potrebbe partire il neo ministro nell’affrontare le note dolenti della giustizia. Ed ecco dunque la sua ipotesi di “un percorso di convergenza pluriennale verso un range omogeneo a livello nazionale. Il che, rispetto al testo approvato dal Senato sul cosiddetto “processo breve”, significherebbe eliminare le norme retroattive e legare i termini massimi indicati per i gradi di giudizio alla concreta situazione degli uffici giudiziari e a un serio piano di investimenti sulle strutture e sul personale”.

CSM
L’organizzazione della magistratura e dell’azione penale, “vera ossessione della maggioranza” dell’epoca, è un altro dei punti significativi in cui Orlando osserva a come strada praticabile era rinnovare il Consiglio superiore della magistratura con un sistema elettorale basato su collegi uninominali e tramite una ripartizione maggioritaria che in un colpo solo risola un problema reale: “Ridurre il peso delle correnti della magistratura associata”. In un’intervista su Libertà e Giustizia nel 2011 ribadì che il Pd pur prevedendo di rafforzare la sezione disciplinare all’interno del Csm, “non divide in due il Consiglio superiore della magistratura, come vorrebbe fare il governo”. Per cui la proposta era nel rafforzare “quella sezione che è stata indebolita quando nel 2002 una legge ha deciso di ridurre da 9 a 6 il numero dei magistrati che la compongono”.

SEPARAZIONE
“Non ci sarebbe invece molto da fare a proposito della separazione delle carriere”, osservava, dal momento che secondo Orlando la riforma varata nel 2008 è sufficiente per operare una “sostanziale e sufficientemente rigida distinzione dei ruoli”. Ma accanto a questo assunto ecco la sua consapevolezza che possono essere ipotizzabili “norme che rafforzino il criterio della distinzione dei ruoli, precisino le incompatibilità e i limiti temporali di permanenza nei diversi uffici”. Come ad esempio il limite all’elettorato passivo dei magistrati, specificatamente a quelli che hanno svolto funzioni requirenti.

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AZIONE DISCIPLINARE
Ma nella concezione di Orlando un’altra era la questione centrale che affligge il sistema italico: l’efficacia dell’azione disciplinare. E propose una distinzione maggiore “di chi esercita questo tipo di giustizia domestica dal Csm con una sezione distinta o attribuendo il ruolo alla Cassazione: accrescendo così davvero l’autonomia di chi è chiamato a valutare dei colleghi”.

INTERCETTAZIONI
Nel novembre 2010 definì la volontà legislativa del Pdl come una “preoccupante offensiva del premier”, aggiugendo che l’annuncio di una ripresa dell’offensiva del premier sulle intercettazioni “è doppiamente preoccupante”. Nel merito (“la decisione di affrontare il tema della tutela della privacy con la censura e con la limitazione delle indagini” e nel metodo (“significativo il fatto che tra i reati non soggetti a limitazione nell’utilizzo di questo fondamentale strumento di indagine non rientri la corruzione”).

ERGASTOLO
“Sono favorevole all’abolizione dell’ergastolo e carcere duro” aveva detto il 2 febbraio 2013, all’inaugurazione dell’anno giudiziario dell’Unione delle camere penali a Bologna: ”Sono favorevole all’abolizione dell’ergastolo ostativo”. E sul regime del 41 bis: ”Non ci sono ancora i tempi per superarlo, ma è necessario fare il punto sulla sua funzionalità nella lotta alla mafia”. E si sa, la lotta alla mafia passa per l’abolizione dei suoi caposaldi.

twitter@FDepalo


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