Se Goya fosse ancora vivo (e se vivesse in Italia), metterebbe certamente mano al titolo di una della sue opere più famose, “Il sonno della ragione genera mostri”. La chiamerebbe con ogni probabilità “Il qualunquismo genera mostri”. Non potrebbe fare altro se osservasse la galassia dei Cinque Stelle, da quest’anno approdati in Parlamento. Non che prima della loro ascesa tra i banchi del potere (noi elettori) godessimo della presenza di nobili oratori e di azioni politiche degne di nota. Anzi, tutt’altro, siamo stati abituati ad anni di pantano amministrativo, con leggi ad personam e mancanza di riforme serie. Ma oggi, quel cambiamento che il Movimento di Grillo si era proposto di apportare non ha sortito alcun esito reale, se non quello di dimostrare che esiste in Italia una vera e propria tendenza ad anteporre gli slogan e l’immagine agli interessi comuni.
Ne è un esempio illuminante il caso del Senatore grillino Tommaso Currò, già iscritto nella lista nera dei dissidenti del Movimento perché reo di aver votato con Forza Italia un emendamento che mirava a proteggere un’area della Sicilia (terra natia del Senatore Currò), più precisamente un’area marina protetta a Capo Milazzo. “Mi accusano” –dice il Senatore in merito alla questione – “di avere fatto una marchetta. Di non avere condiviso la scelta col gruppo. Il punto è che stava passando un’opportunità storica. E io l’ho presa. Altro che marchetta. Il mio capogruppo, D’Incà, è venuto da me e mi ha detto: “Tommaso, se chiedi scusa freniamo le procedure contro di te, saresti un esempio per tutti”. Ma che cosa dovrei fare, abiurare? Ma che pratiche sono? E, soprattutto, perché dovrei vergognarmi, per avere cercato di fare del bene alla mia gente?”.
Insomma per il Movimento 5 Stelle –che deve per forza sostenere l’immagine dell’antipolitica ad oltranza- anche se una cosa è buona per le persone (cittadini come dicono loro) non può essere messa in atto insieme agli avversari.
È questo il mostro generato dal qualunquismo, il qualunquismo del “Siete tutti morti”, del “Siete tutti uguali”, o del “Vi manderemo tutti a casa”. A casa per ora ci sono le persone, i cittadini (come dicono i pentastellati) e i capricci ostruzionisti ostentati da un branco di paladini della giustizia non portano certo al cambiamento per cui sono stati votati. Rimane il pantano e a farne le spese siamo solo noi. Siamo noi ad essere tutti “morti”, i politici, quelli, non muoiono mai.