“Abbandonare militarmente l’Afghanistan è un’opzione ormai inevitabile. Ma il piccolo presidio di soldati, perlopiù americani, da lasciare nel Paese va accompagnato impegno civile, economico e politico. Altrimenti, il lavoro di questi anni, pur segnato da errori ma utile, sarà vano“.
MASSIMO D’ALEMA AL CENTRO STUDI AMERICANI. GUARDA LE FOTO
A crederlo è Massimo D’Alema, intervenuto ieri al Centro studi americani a Roma durante un incontro per fare il punto sugli esiti della missione internazionale Isaf, a cui hanno aderito anche le Forze Armate italiane, che entro la fine dell’anno lasceranno il Paese.
Al convegno, moderato dal direttore dell’Institute of Global studies Nicola Pedde, sono intervenuti anche il presidente del Nato Defence College Foundation, Antonio Minuto-Rizzo, e Gigi Riva, caporedattore esteri dell’Espresso. I tre hanno poi affidato le conclusioni al presidente di Italianieuropei, che in occasione della pubblicazione del nuovo numero della rivista della sua fondazione ha voluto ripercorrere le tappe che hanno portato all’impegno dell’Italia e della Nato nel Paese, alle recenti tensioni tra il presidente americano Barack Obama e il suo omologo afghano Hamid Karzai e alla scelta, dopo 13 anni, di portare via i soldati di stanza a Kabul e dintorni.
“Il due grandi errori commessi in Afghanistan – ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio – sono stati quelli di spingere troppo sul versante della militarizzazione, senza concentrarsi adeguatamente per creare un’economia legale che si auto-sostenesse e di fare scelte politiche sbagliate sul piano strategico, come considerare il miglior potenziale alleato nella Regione, l’Iran, come un nemico; e di contro fare asse con il Pakistan, che si è rivelato inaffidabile. Ancora oggi – ha continuato – Kabul dipende troppo dall’Occidente. Questo, sommato ad altri fattori di sicurezza (le zone che vedono la presenza di truppe straniere sono quelle più soggette ad attacchi, ndr), ci ha reso oggettivamente impopolari“.
Per questo, ha concluso D’Alema, occorre aprire una fase nuova che conviene a tutti, Cina e Russia comprese, per non lasciare che l’Afghanistan ripiombi nel caos e con esso le speranze di pacificare la regione e dare un altro colpo al terrorismo internazionale.