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L’allievo Grillo supera il maestro Berlusconi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Gianfranco Morra apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Ogni epoca ha i suoi misteri. La nostra ha Grillo e i Cinquestellati, le cui motivazioni e finalità sono ancora, almeno in parte, misteriose. Anche se abbiamo avuto validi studi da parte di scienziati politici come Piergiorgio Corbetta, Ilvo Diamanti e soprattutto Marco Tarchi. Il quale ci offre ora un contributo di notevole diligenza, che occupa tutto il fascicolo 56 della rivista «Trasgressioni», da lui diretta. Si tratta della tesi di laurea di una sua scolara, Cecilia Biancalana, che, già nel titolo, indica le tre colonne su cui Grillo ha eretto la sua dimora: Il populismo tra malessere democratico ed esigenza partecipativa.

IL MALESSERE PER LA POLITICA

Il successo di Grillo viene da lontano. Il malessere per la politica, nato in Italia già negli anni ’80, si è accentuato nell’ultimo decennio del Novecento, dopo lo sfascio del comunismo, il trionfo della globalizzazione e la crisi della democrazia rappresentativa. I partiti politici perdono sempre più il consenso dei cittadini, che cercano nuovi profeti e mistagoghi, decisionisti e populisti. Anche se, per singolare paradosso, al declino morale dei partiti corrisponde un forte aumento del loro potere economico e politico (partitocrazia): ormai sono, direbbe Gramsci, delle classi dominanti, ma non più dirigenti. Un potere macchiato, in tutti i partiti, da episodi continui di corruzione.

LA CRISI DEL PARTITO

La crisi del partito ha poi prodotto una personalizzazione della politica. Non c’è più il leader del partito, ma il partito del leader. Una personalizzazione alla quale hanno contribuito potentemente i nuovi media. Da alcuni anni Grillo è stato una risposta a questa situazione. Ch’egli ha saputo capire e utilizzare, come hanno mostrato le elezioni 2013: il massimo di astensione (24,8), il rifiuto dei partiti tradizionali (Pdl 7 mln di voti perduti, Ds tre milioni e mezzo in meno) e il successo del M5S (25,56, secondo partito alla Camera). Un partito appena nato dal «vaffa» di Beppe, senza strutture, capitali e appoggi, ha ottenuto un risultato superiore a quello di Berlusconi nel 1994 (21,1%).

IL POPULISMO EUROPEO

Il suo movimento ha tutti i caratteri del populismo europeo: a partire dalla eticizzazione del popolo (l’«uomo qualunque», i «piccoli»), che non sbaglia mai e detiene tutte le virtù. Grillo ha stilato il certificato di morte della destra e della sinistra, che per lui sono soltanto categorie di comodo per mantenere il potere. Il suo movimento è un populismo isolazionista. Egli deride e rifiuta tutte le organizzazioni internazionali, dall’Onu all’Ue, vuole l’Italia autonoma con le frontiere ben chiuse. Per lui non conta lo jus soli, ma solo lo jus sanguinis: gli extracomunitari come i marocchini, ma anche gli europei come i rumeni, se ne stiano a casa loro. La sua protesta antielitaria, contro politici, sindacalisti, banchieri, burocrati, intellettuali, si serve di un linguaggio incendiario e volgare, che enfatizza quegli scandali, che internet tanto ingigantisce; egli rifiuta tutte le istituzioni, che considera serve-padrone del potere. Grillo propone l’ideale della democrazia diretta, «del, dal e per il popolo» (Lincoln: of the people, by the people, for the people).

LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA

Una democrazia plebiscitaria e istantanea, che sarebbe oggi resa possibile dai nuovi media, quei «social network», che, per lui, come per papa Francesco, sono «un dono di Dio», la forma autentica e sincera di comunicazione popolare. Grillo li contrappone alla falsità elitaria dei «venduti» giornali, radio e televisioni. E qui si mostra, insieme, la sua acutezza e la sua contraddizione. Internet ha di certo cambiato il modo di fare politica, ha prodotto una e-democracy. Ma ha aumentato gli spazi di libertà e di partecipazione? Solo in apparenza, perché l’uso di internet da parte di attivisti e seguaci del M5S è dettato da Grillo, che ne è il potente intermediario. È lui che decide argomenti e regole delle votazioni, le chiavi del blog sono sue.

IL MODELLO GRILLO

Il movimento si vanta di essere «orizzontale», ma è ultraverticista; il suo fondatore ne è anche il proprietario privato; il suo «non-statuto» non può essere cambiato da nessuno; all’adepto non è consentita alcuna pluralità di espressioni teoriche e pratiche, ma deve solo decidere tra il sì e il no al diktat del Capo. Il modello di Grillo, nel comportamento da leader monocratico, è Berlusconi, ma l’allievo ha di molto superato il maestro.

Leggi l’articolo completo su Italia Oggi

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