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Le limitazioni alla libera circolazione delle persone possono far male alla scienza e all’economia

Questa settimana con un referendum il 50,3 % degli svizzeri ha deciso di limitare l’afflusso di stranieri sul territorio nazionale fissando delle quote annuali. Una decisione che riflette uno stato di insicurezza condiviso da molte popolazioni europee. Il partito popolare svizzero, uno di quelli che ha appoggiato l’iniziativa, sostiene che l’eccesso di immigrazione sta creando problemi per mancanza di abitazioni, sovraffollamento dei trasporti pubblici, aumento del crimine e una pressione sui salari degli operai. La Svizzera ha una popolazione di circa 8 milioni di abitanti , il 23,3 % dei quali sono stranieri, circa 1 milione dalla UE a cui si aggiungono 230.000 “frontalieri”. Inoltre, al contrario di quello che avviene in Italia ad esempio, più della metà degli immigrati negli ultimi tre anni sono altamente specializzati.

Le limitazioni al libero movimento dei lavoratori potrebbero avere delle ricadute negative per le imprese e le università sia per quanto riguarda il reclutamento di personale scientifico altamente qualificato sia per i rapporti con l’Unione Europea (UE). Di questo si occupa un editoriale sull’ultimo numero di Science.

L’esito del referendum ha preoccupato le imprese svizzere che hanno preso posizioni esplicite contrarie alle limitazioni. A loro parere le restrizioni rischiano di isolare il paese e di intaccare l’eccellenza in Ricerca e sviluppo (R&D) costruita in anni di serio lavoro e che garantisce alla Svizzera una posizione di privilegio su qualsiasi stato della UE.

Particolarmente preoccupata è Scienceindustries, una ‘associazione di industrie chimiche, farmaceutiche e biotech, tra cui Novartis, Roche e Nestlè, che nel complesso rendono conto di circa un terzo delle esportazioni svizzere. Le imprese associate a Scienceindustries si affidano a lavoratori stranieri altamente qualificati per mantenere la loro posizione di predominio sul mercato Su 67.000 persone assunte in svizzera dalle industrie di Scienceindustries ben il 45 % sono stranieri.

L’impatto economico di queste misure dipenderà da come verranno applicate le restrizioni, ad esempio si potrebbero avere restrizioni differenti in diversi settori economici. Tuttavia, è utile che il caso svizzero e gli effetti del referendum vengano studiati attentamente prima di proporre soluzioni simili in altri stati europei nel tentativo di risolvere demagogicamente il problema dell’immigrazione.

L’esito del referendum potrebbe avere anche delle conseguenze sulle relazioni della Svizzera con l’Unione europea. Nel 1999, la Svizzera e l’UE hanno firmato un pacchetto di accordi bilaterali, tra cui uno sulla libera circolazione delle persone, grazie al quale i cittadini della UE possono stabilirsi e lavorare in Svizzera e viceversa.

Il pacchetto include anche un accordo che permette agli scienziati svizzeri di accedere ai finanziamenti di Horizon 2020, il nuovo programma di ricerca di 7 anni dell’Unione Europea, con un budget di 15 miliardi di € nei prossimi due anni. Ora, la partecipazione degli Svizzeri potrebbe essere in forse, perché gli accordi sono collegati tra loro da una clausola “ghigliottina”: se uno fallisce, anche gli altri automaticamente vengono bloccati. Negli anni passati gli scienziati svizzeri hanno avuto un tasso di successo più alto in media della media europea portando a casa 1.3 miliardi di € dalla Unione Europea in finanziamenti alla ricerca tra il 2007 e il 2012.

Insomma chiudersi al mondo esterno in scienza ed economia è sicuramente negativo.


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