C’era una volta Vedrò. Le dimissioni di Enrico Letta da Presidente del Consiglio ne hanno suggellato la fine. Anzi, a dire il vero era con il governo delle larghe intese, il culmine più alto dell’esperienza vedroide, che quest’ultima si era ufficialmente conclusa. Il think-net di relazioni che, negli anni, aveva costruito una base solida, facendo sbarcare gli accoliti del cerchio magico a Palazzo Chigi per la (breve, ma loro non lo potevano immaginare) avventura di governo, aveva esaurito le pile.
Vedrò era tante cose. E, tra queste, sicuramente un ottimo esercizio di lobbying. E difatti era ben frequentato da lobbisti in numero pari – e forse superiore – a quello di politici, imprenditori e amministratori pubblici. Guarda caso tra le tante cose che i vedroidi avevano tentato di fare c’era anche una legge sul lobbying. Un bel tavolo di lavoro dedicato al tema, una serie di incontri para-vedroidi (durante l’anno) e, per finire, un tentativo maldestro di tradurre il progetto in legge. Maldestro perché fallito nella polemica e nelle promesse (mai mantenute) di tornarci sopra.
Ce ne faremo una ragione. Anche perché, archiviato Vedrò, adesso è l’epoca della Leopolda. In apparenza non cambia molto. Al di là del palco sul quale si susseguono gli interventi, ci sono tanti tavoli di lavoro che dovrebbero confezionare proposte concrete da instradare poi sul cammino delle riforme. Sia chiaro: non frega niente a nessuno dell’esito (come, del resto, non fregava niente a nessuno nemmeno a Vedrò). Lo scopo è più terra terra, quasi basico: esserci, per essere notato. Oppure non esserci, ma parlarne, per essere notato ugualmente. E quindi alla fine anche la Leopolda è stata frequentata da lobbisti che fingono di interessarsi di politica.
Non è dato sapere se ci saranno altre edizioni dell’evento. Anche per la Leopolda si potrebbe dire quello che si disse di Vedrò: avendo prodotto un Premier, difficilmente riuscirebbe a eguagliare il risultato. E non mi risulta nemmeno ci fosse un tavolo lobby alla Leopolda. Ma anche questo conta poco. Quello che conta è il metodo. Più eclettico, più veloce (vera buzzword degli ultimi giorni), sicuramente più comunicativo.
Qualcuno, forse, storcerà il naso. Non si fa una legge sulle lobby con la comunicazione e gli aneddoti. No, è vero, non bastano. Ma non è bastato nemmeno il metodo scientifico proposto da Vedrò. Diamogli una chance. Vuoi vedere che, tra un frizzo e un lazzo, una citazione colta, un inglese maccheronico e una c aspirata, ci scappa fuori la legge sul lobbying?