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Marina dopo Silvio? Per ora un camper, domani chissà

Giovanni Toti o Raffaele Fitto? Alfio Marchini o Denis Verdini? Sfogliando i petali della margherita sulla nuova governance di Forza Italia, torna di moda un nome balzato sulle prime pagine dei giornali sei mesi fa, quello di Marina Berlusconi, ma successivamente ammainato (temporaneamente?).

IL SOGNO LIBERALE
Si chiama Gabriele Elia, ed è assessore ai servizi sociali del comune di Cellino San Marco, in provincia di Brindisi. Da alcuni giorni si è inventato un’azione comunicativa da vecchi comizi. Ha noleggiato un camper tappezzandolo di manifesti che ritraggono Marina Berlusconi accanto a suo padre Silvio. Con nel mezzo il logo di Forza Italia e la continuità “vent’anni dopo” del sogno liberale. Ecco avviato dunque un tour lungo lo stivale che lo ha portato nei giorni scorsi ad Arcore (dove pare non sia stato ricevuto) fino a Roma, avvistato ieri proprio dalle parti di Palazzo Grazioli. Ha battezzato questa iniziativa come “le nostre primarie fatte dal basso e incontrando la gente”.

DADO TRATTO?
Sulla possibilità che il numero uno di Mondadori potesse essere il naturale successore di Berlusconi senior, da tempo si erano levate voci pro e contro. La scorsa estate sembrava che l’operazione dinastica fosse ad un passo dall’essere realizzata, con una sorta di inner circle comunicativo già avviato nella persona di Paolo Del Debbio, prodigo di allenamenti quotidiani proprio diretti verso Marina. Ma il timore di riverberi aziendali avevano fatto cambiare strategia, puntando così come poi è accaduto su Giovanni Toti, ex direttore del Tg4 e, così come sussurra più di qualcuno, su Alfio Marchini per il futuro.

POSIZIONI
“Fino a che Berlusconi resta politicamente vivo – non essendo l’uomo minimamente interessato a cedere lo scettro del potere – mi pare molto difficile che Forza Italia possa diventare un partito aperto, scalabile e centrato su meccanismi di competizione interna”, aveva osservato da queste colonne il politologo Giovanni Orsina poche settimane fa, nella consapevolezza che “costruire un partito di centrodestra con regole, radicamento nel territorio, cultura politica e capacità di mobilitare l’elettorato, a ogni modo, sarà cosa lunga e complessa”.

REAZIONI
Convinto della bontà di Marina si era subito detto Sandro Bondi che aveva proseguito nel solco tracciato lo scorso luglio, quando l’intero stato maggiore di Publitalia aveva manifestato interesse ed entusiasmo al cambio al vertice con “passaggio patriarcale”. Si era speso anche il direttore del Foglio Giuliano Ferrara (“rivoluzionaria, nuova, inaudita, una grande story per la curiosità e l’attenzione del mondo”), ma anche pollici in su da parte di alcuni manager. Contraria invece, la pattuglia dei cosiddetti politici di professione, oltre che una penna che conta come Vittorio Feltri. Il capogruppo Renato Brunetta, l’ex aenne Altero Matteoli (che disse: “Le monarchie non mi sono mai piaciute, però può darsi che Marina sia brava quanto il padre. I partiti sono cose serie, frutto di un vissuto da parte di quei molti che, adesso, hanno bisogno di conoscere direzione e obiettivi”) mentre Marco Taradash, giornalista, commentatore e già parlamentare nel ’94 agli albori di Forza Italia era tra i Riformatori pannelliani ammise di non credere che “i miracoli possano accadere due volte, ovvero che un grande imprenditore riesca a trasformarsi in un grande politico. Eviterei il bis quando non si ha certezza che vada incontro alle necessità del pubblico”.

SONDAGGI
Lo scorso novembre, quindi non un’era geologica fa, il sondaggista Arnaldo Ferrari Nasi in una rilevazione aveva osservato come se da un lato il sindaco di Firenze è un personaggio reale, “con la sua dignità politica strutturata”, Marina Berlusconi invece è ancora da costruire e far valutare dall’elettorato. “Ma è falso che Renzi abbia già dieci punti di vantaggio rispetto alla figlia del Cavaliere”. La fotografia “sondaggistica” sosteneva come Marina sia “l’unica in grado di ricompattare quello che fu il Polo delle libertà, con possibili sorprese tra le alleanze”. Per cui nell’opinione pubblica “passa il messaggio che la figlia di Berlusconi fino ad oggi ha sempre detto no grazie ad una discesa in campo”.



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