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Marò, ecco perché il governo Monti sbagliò tutto. La versione di Panella

Ancora un rinvio, il ventiseiesimo per i due fucilieri italiani detenuti da circa due anni in India. La Corte Suprema di Nuova Delhi ha aggiornato l’udienza a lunedì 24 febbraio in attesa di una risposta scritta del governo sull’applicabilità o meno della legge antiterrorismo, il Sua Act.
Il ministro degli Esteri, Emma Bonino ha richiamato l’ambasciatore italiano nel Paese Daniele Mancini per consultazioni e parla di “manifesta incapacità dell’India” nel gestire la vicenda.
Netta la reazione del titolare della Difesa, Mario Mauro. “La misura è colma – ha detto – ed ancora più grande è lo sdegno che investe tutta la nazione e che non può non propagarsi all’intera comunità internazionale”.
Parole condivise dallo scrittore e giornalista Carlo Panella, firma di esteri del Foglio e di Libero, che in una conversazione con Formiche.net spiega però quanto la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sia stata segnata da “imperdonabili” errori iniziali. E sul futuro del due militari dice che…

Panella, come legge questo ulteriore rinvio da parte della Corte suprema indiana?
È un segno evidente del caos indiano. Ma ciò che accade oggi è la conseguenza inevitabile del drammatico errore compiuto dal governo di Mario Monti quando iniziò la vicenda. Sia il presidente del Consiglio, sia l’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi, dovevano appellarsi subito alla comunità internazionale e non gestire la cosa sul piano giudiziario, come fosse una questione di rapporti bilaterali tra Italia e India. I due fucilieri italiani non erano lì in vacanza, ma per un’operazione anti-terrorismo condotta sotto l’egida delle Nazioni Unite. In questo senso, le parole del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sono oltraggiose, ma legittime, considerato come è stata condotta la vicenda sino ad ora.

Lei che idea si è fatto su come siano andate realmente le cose quel giorno?
Credo che il “peccato originale” che ha generato tutto fosse la scarsa chiarezza su quale fosse la linea di comando, una lacuna forse riconducibile al ministero della Difesa. Trattandosi, lo ribadisco, di un’azione anti-terrorismo internazionale con dei militari a bordo, il comandante della nave Enrica Lexie non avrebbe dovuto lasciare le acque internazionali e men che meno attraccare in India senza l’avallo di un ammiraglio. Invece ritengo che, stante la confusione, sia stata adottata la linea dell’armatore, che non voleva pregiudicare i suoi affari i futuri nel Paese, piuttosto che riflettere sui risvolti che questa azione poteva avere. Il governo Monti, pur avendo sbagliato tutto, è intervenuto a pasticcio avvenuto.

Come valuta la presenza di militari a bordo di navi commerciali? Altri Paesi, anche europei, si servono di contractor.
Quella italiana è secondo me una scelta giusta, perché non si tratta, come sostengono alcuni, di utilizzare le Forze Armate per difendere gli interessi degli armatori, ma di esigenze di sicurezza. Contrastare la pirateria vuol dire anche combattere altri tipi di violenza. Non è un segreto che molti dei proventi della pirateria, con centri ben organizzati in Kenya, Somalia e Yemen, finanzino anche il terrorismo internazionale. Ed è ancora più paradossale che l’India, un Paese che subisce sia la pirateria, sia l’eversione, si sia comportato in questo modo.

Da cosa dipende la gestione indiana dell’intera vicenda?
L’India è un Paese grande e complesso, dal forte nazionalismo e dalla grande irresponsabilità politica. I due marò sono stati strumentalizzati prima per le elezioni in Kerala e poi ora, per le elezioni nazionali. A questo si è sommato il fatto, non secondario, che si tratta di cittadini della Penisola. È utile ricordare che uno dei principali protagonisti politici del sub-continente, Sonia Gandhi, non è diventata primo ministro a causa della sua nazionalità italiana.

Dopo il ritiro dell’ambasciatore e la coagulazione del consenso internazionale attorno all’Italia, crede che alla fine l’India rinuncerà all’applicazione del Sua Act?
Anche se le mosse di Emma Bonino che ha ereditato il problema sono state finora corrette a mio avviso, è impossibile essere profeti in una vicenda gestita, da ambo le parti, in questo modo. Ma trovo difficile che l’India receda. Tutti i segnali che arrivano non mi fanno essere fiducioso.

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