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Ogm, ecco come il mais transgenico divide l’Unione europea

Si è concluso con un nulla di fatto il dibattito tra gli Stati membri dell’Unione europea per l’autorizzazione del mais Ogm 1507.
Durante la discussione nel Consiglio europeo, l’Italia ha confermato la sua posizione contraria, con il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi che ha invitato la Commissione a “riflettere sulla possibilità di ritirare la proposta se non c’è una maggioranza qualificata fra gli Stati“. Ciò rischia infatti rinvia automaticamente la “palla” alla Commissione.

LA VOTAZIONE
In tutto, dei 28 Paesi solo 5 si sono espressi a favore del granoturco transgenico (Spagna, Regno Unito, Svezia, Estonia e Finlandia), 4 hanno annunciato di volersi astenere (Germania, Belgio, Repubblica Ceca e Portogallo) e 19, compresa l’Italia, hanno espresso l’intenzione di votare contro l’autorizzazione.

ITALIA CONTRARIA
L’Italia continua a tenere una posizione contraria agli Ogm e all’insegna della sovranità alimentare, aperta dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini e portata avanti dal successore Andrea Orlando.
Per molti addetti ai lavori gli Ogm non si presterebbero a un’agricoltura come quella italiana, vocata alle colture di specialità e non alle coltivazioni massive.

I RILIEVI DI BERLAYMONT
La Commissione contesta alla Penisola un decreto legislativo del 2001 sull’autorizzazione che dà il ministero delle Politiche agricole sulla coltivazione di sementi geneticamente modificate. “La direttiva – scrive Jacopo Giliberto sul Sole 24 Ore – è chiara: un prodotto approvato da Bruxelles è autorizzato in tutta Europa senza bisogno di nuovi permessi.
Invece per ora non sembrano in corso procedure contro il decreto con cui, il 12 luglio scorso, l’Italia vietò per un anno e mezzo le coltivazioni Ogm. Il decreto (ministri Beatrice Lorenzin, Nunzia De Girolamo – ora fuori dall’esecutivo, ndr – e Andrea Orlando) si appoggiava su alcuni pareri… che non avevano trovato il consenso degli scienziati dell’Efta di Parma“, l’agenzia europea sulla sicurezza alimentare.

IL CASO ITALIANO
Ma la vera svolta potrebbe arrivare proprio dalla Penisola. La Commissione europea – rivela il giornale di Confindustria – sarebbe pronta “ad aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia che non vuole Ogm“. Bruxelles ha spedito ai ministeri interessanti (Politiche agricole in primo luogo, ma anche Ambiente e Salute) “una lettera di cosiddetto “eu pilot”, cioè avvisa di avere aperto un fascicolo e chiede informazioni perché sospetta un’infrazione“.
Fra due mesi – rileva il quotidiano diretto da Roberto Napoletano – “potrebbe essere il momento di vero snodo, e non riguarda l’Europa: riguarda un Tar e un imprenditore agricolo friulano, Giorgio Fidenato, che per sfida ha seminato un fondo con il granturco mon810 della Monsanto, autorizzato dall’Europa“.

GLI AVVERTIMENTI DI BRUXELLES
Berlaymont nel frattempo non nasconde il proprio nervosismo per le continue divisioni degli Stati europei, che richiama ad “assumersi piena responsabilitànelle decisioni sia sull’ok al mais transgenico 1507 e sia nel riaprire il dibattito sulla revisione della legislazione Ue in materia, bloccata da anni. A lanciare l’appello è stato il commissario alla salute Tonio Borg che, come sottolinea l’agenzia Ansa, ha avvertito: se non ci sarà una maggioranza qualificata contraria, la Commissione europea “è obbligata” ad autorizzare la coltivazione del mais della discordia.



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