Apertura di credito ma in attesa di fatti concreti, escludendo che giunga sino al 2018. Questa la posizione nei confronti del governo Renzi I di Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano dei Lavoratori che a Formiche.net affida una riflessione a trecentosessanta gradi non solo su Renzi ma anche sui movimenti tellurici dei Popolari figli del Forum di Todi.
I discorsi di Renzi alle Camere sono più una rivoluzione o solo un libro dei sogni?
Aspettiamo i fatti, mi è sembrato molto un comizio elettorale: il problema è dove reperire le coperture. Se dovessimo stare a ciò che ha detto, bene le promesse sulla scuola, sul cuneo fiscale, sul lavoro. É chiaro che il Jobs act, accanto a concetti interessanti, per ora è solo un titolo. Per cui ho capito di più del suo programma guardandolo in tv a Ballarò.
Entriamo nel merito. Come valuta i primi annunci su cuneo fiscale, debiti della PA e welfare?
Faccio a Renzi un’apertura di credito in qualità di presidente di un’organizzazione sociale cattolica importante, ma aspetterei i fatti in quanto negli ultimi mesi ho osservato anche alcuni cambiamenti di opinione su alcune materie. Per cui del timore c’è. Di contro ha rassicurato, assieme al sottosegretario Del Rio, che aumenti fiscali non ve ne saranno. La patrimoniale di fatto è stata esclusa.
Che ne pensa della tassazione delle rendite finanziarie?
Se sono molto grandi, bisogna certamente parlarne. Ma il punto è, in generale, dove troverà le risorse. Quando si parla di tagli a doppie cifre, oltre alla fiducia nel futuro ed allo spirito di cambiamento, serve anche qualcosa in più.
Cos’è mancato nei due passaggi parlamentari?
La politica estera, un elemento abbastanza grave, non ha detto quasi nulla sull’Europa anche se nelle replica l’ha bacchettata. Vorrei ricordare che siamo alla vigilia del semestre italiano di presidenza europea e a tre mesi dalle elezioni europee, in seguito visto che Renzi si definisce il sindaco d’Italia, mi aspetterei un intervento sulla riduzione delle municipalizzate.
Quali le richieste e le speranze delle realtà associative come il Mcl?
In primis il lavoro. La nostra cultura è condizionata dalla capacità di affrontare il tema dell’occupazione, oltre che da un’attenzione reale per la grande questione dell’equità fiscale per le famiglie. Aggiungerei la capacità di avere una visione ampia all’interno di questo governo, quindi non solo portatore di forzature ideologiche sui temi etici. Infine le riforme: è andato a Palazzo Chigi proprio per realizzarle e allora che le faccia. Sono un grande sostenitore di un Paese che va riformato. E’ altresì chiaro che in presenza di un programma particolarmente ambizioso e di aspettative estremamente alte, è necessario essere all’altezza nel fornire quelle risposte che i cittadini attendono. Lo vedremo nei prossimi mesi.
A proposito dei prossimi mesi politici, qual è il suo giudizio sulla Casa popolare in costruzione da parte di Udc e Popolari di Mauro?
Li sostengo e credo che Alfano, Udc e Popolari debbano fare uno sforzo per giungere non solo ad una lista unitaria in occasione delle Europee, ma soprattutto ad un processo comune nel prossimo anno. Anche perché non credo che il governo Renzi giungerà alla scadenza del 2018. Altre soluzioni le considero illusorie perché non verrebbero comprese: sarebbero la volontà di mantenere qualche posizione di rendita, esattamente il contrario di ciò che occorre al Paese. Quelle forze politiche hanno una grande responsabilità e mi auguro facciano questo sforzo. Potrebbe anche essere una grande attrazione per i Popolari presenti negli altri schieramenti.
Il forum di Todi potrà essere nuovamente foriero di spunti e iniziative?
Una parte di quegli esponenti, in verità, hanno ricominciato a tessere il filo delle proposte, per indirizzare questa prospettiva al meglio.
Come potrà inserirsi in questo senso il progetto di Corrado Passera?
Mi auguro non si riduca all’ennesimo partitino. Da quello che vedo credo si proietti in una prospettiva medio-lunga, anche in considerazione della statura del personaggio. Oggi bisogna, più che mai, includere e non dividere.
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