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Renzi difenda Finmeccanica. I consigli del fogliante Giuli

Il rischio di Renzi? Di fare la fine dell’ex tecnico della Juventus Gigi Maifredi, giunto a Torino per portare il calcio champagne e finito col vendere gazzosa. Sceglie la metafora calcistica il vicedirettore del Foglio Alessandro Giuli per tracciare un bilancio delle prime ore del premier in pectore, stretto tra ricerca di fragili equilibri e voglia di rottamazione.

Renzi promette una riforma al mese: fattibile e credibile?
Tecnicamente è fattibile, nel senso che si presenta come uno dei premier plenipotenziari più forti, dal momento che non esiste un’alternativa a lui: né nel Pd, né al suo esterno dove c’è solo il “gran pregiudicato” che evidentemente non può fare il presidente del Consiglio, relegato in una remunerativa opposizione. Sul piano astratto si può fare.

E su quello oggettivo?
Deve tirar fuori un governo liquido, di Renzi, del suo staff, così come lo desidera, in cui si comprenda come, al di là dei nomi, lo scettro di comando lo abbia lui. E dove il vecchio e il bambino (Napolitano e Renzi, ndr) si mettano d’accordo per commissariare anche l’iter parlamentare e procedere come un fante sulla via delle sue riforme.

In caso di fallimento?
Per usare una metafora calcistica rischia di fare la fine del calcio champagne di Gigi Maifredi. Negli anni Ottanta allenava l’Ospitaletto, che è un po’ come fare il sindaco di Firenze. Lì faceva cose fenomenali, poi passò al Bologna che è come allenare il Pd, infine andò alla Juve, che è un po’ come fare il premier. A Torino fece ridere, d’altronde lo aveva chiamato lì Montezemolo e si doveva capire che tra Montezemolo e Maifredi sarebbe finita con la gazzosa e non con lo champagne.

Potrebbe scivolare sulla lista dei ministri?
I rischio quindi, per uscire dalla metafora e rientrare nella prosa della politica, è che Renzi ceda ai cattivi pensieri, ai cattivi consiglieri, a quelle persone che da ultimo lo contornano per evidente calcolo personale, e non mi riferisco a Della Valle, ma ai microscopici blocchi di sottopotere. In quel caso l’effetto-annuncio della sua effervescenza potrebbe davvero trasformarsi in veleno per la sua immagine. Ed essendo lui figlio dell’immagine che ha dato, è evidente che il rischio è grosso. Ma non dimentichiamo che il bullo è forte.

Il peso della sinistra Pd potrà incidere in qualche modo?
Ormai non esiste più, è solo un fossile di un animale dell’era paleozoica, che si è estinto e cerca una bacheca di rappresentanza per essere ammirato dai visitatori del museo di un partito che fu. Rappresenta nulla, se Renzi decide che è così: non hanno numeri e la gente li “ammazzerebbe” se questa volta condizionassero il governo, depotenziandolo mortalmente.

Potrebbe esserci un ruolo per Corrado Passera? Molti sono i rumors che lo danno in grande spolvero in vista delle Europee.
Il banchiere non è mai uscito dal grande giro di amicizie e reti di relazioni del capitalismo asfittico italiano. Non ha grande intelligenza politica né scelta dei tempi particolarmente brillante, i suoi annunci sono rubricati dai giornali amici solo nelle pagine interne. Detto questo, alle condizioni di Renzi c’è posto per tutti e tutti diventano fungibili: Alfano, Berlusconi, Monti, Passera. Ma solo alle condizioni del “bambino” e del “vecchio” che gli fa da garante. La risposta è sì, ma come contributo elettorale lui incide per il meno, perché toglie voti. Quindi è più Renzi che può servire a Passera e non il contrario.

Difesa e industria: da dove Renzi potrebbe ripartire?
Sarebbe rivoluzionario se dicesse che Finmeccanica non si tocca, perché è il campione di Stato e dei servizi segreti di Stato e va protetta dalla magistratura d’assalto e da qualsiasi voyeurismo manettaro. Sono questioni di salvaguardia nazionale in una società a maggioranza pubblica. Se facesse capire che è pronto a smobilitare tutto ciò che può essere smobilitato dal punto di vista delle partecipazioni, ma che esistono settori in cui chi tocca il filo elettrico muore, sarebbe rivoluzionario.

twitter@FDepalo

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