Skip to main content

Renzi, l’infedele

Non mi fa né caldo né freddo che alcuni ministri renziani possano essere degli ultra-settantenni: la polemica generazionale, oltre che una noia mortale, è l’argomento di chi non ha altri argomenti, e conosco fin troppo bene i trentenni, miei coetanei: preferisco i novantenni. Né caldo né freddo anche i numeri: i ministri saranno più di dieci? Certamente. Mi ricordo di quando il buon Bersani gli rinfacciava l’utilizzo demagogico di un tale proclama, al tempo del loro duello, e mi ricordo che Renzi insisteva, e sosteneva che fosse possibile, che fossero loro i mollaccioni, gli incapaci, i moltiplicatori di poltrone. Poi, mi ricordo anche delle quote rosa e che Renzi una testa così ci fece, sul suo essere un parificatore duro e puro: metà uomini, metà donne, o lieve supremazia femminile, addirittura. Ma così non sarà, forse.

Un politologo avrebbe definito queste, come altre uscite del genere, “puttanate”, tecnicamente parlando, declamate a gran voce per tenere buono il popolo internettiano, i risentiti di professione, e le altre piccole tribù delle quali siamo, tutti noi, gli ostaggi viventi (o morenti). Puttanate quelle annunciate allora, e non le decisioni prese adesso, con mente lucida e fuoco sul posteriore.

Ed è andata bene così, perché io avevo visto sbagliato: Renzi mi sembrava uno che avrebbe tenuto fede a tutte le promesse, anche a quelle più nocive, piuttosto che rovinarsi quella sua bella immagine pubblica, costruita in anni di fatiche mediali, piuttosto che tradire le sue stesse parole. Invece, il “bischero” fedele è stato sconfitto, dopo un’aspra lotta, dall’infedele furbo.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter