Renzi premier? Per evitare il sonno infinito all’Italia, oltre a rappresentare un rischio personale e partitico. Commenta così la staffetta Letta-Renzi il professor Francesco Pizzetti, docente di diritto costituzionale a Torino e alla LUISS, già presidente dell’Autorità Garante della Privacy.
Quali sono le prime tre sfide per Matteo Renzi?
La prima è direttamente con il Paese, nel senso che deve convincere l’opinione pubblica e soprattutto la parte giovane, che il governo ha un progetto per ridare speranza agli italiani. Tema fondamentale oggi è che l’Italia deve tornare ad essere un Paese delle opportunità dove i giovani possano pensare di costruire un futuro migliore di quello ricevuto dai propri genitori.
Quindi buona l’idea del Jobs Act?
L’occupazione deve essere al centro di tutto. E sottolineo occupazione prima ancora che ripresa dell’economia, perché occorre dare una prospettiva ai giovani e ai disoccupati. Non dimentichiamo che occorre creare le condizioni per cui l’Italia torni ad essere attrattiva per gli altri: non solo per i pur essenziali investimenti stranieri, quanto per i giovani nati in altri Paesi che guardano a noi come Paese della speranza.
Chi esce sconfitto e chi vincitore della staffetta?
Il Paese stava pericolosamente virando in una sofferenza quasi da assiderazione imminente, per non usare altri paragoni più macabri. Per cui l’irruzione sulla scena di questa figura corrisponde esattamente a ciò che ha detto in direzione: una grande sfida, un grande rischio per il suo partito ma che è necessario correre. L’alternativa sarebbe stata scivolare in un sonno infinito che nessuno potrebbe permettersi.
Lo sfratto di Letta è anche una sconfitta per il Colle?
Non parlerei di sfratto, semplicemente il nuovo segretario, che è espressione di un consenso di iscritti e di semplici cittadini che lo hanno votato alle primarie, ha ritenuto di operare un cambio di passo. In fondo il governo aveva esaurito la sua missione nel momento stesso in cui era cambiata la sua base di maggioranza in modo così marcato. E’ stato un esecutivo nato sulla motivazione delle larghe intese, coinvolgendo forze politiche che rappresentavano quasi due terzi di entrambe le camere. Ma poi la composizione della maggioranza si è ridotta. Non si poteva immaginare che non vi fosse un problema, né pretendere che si risolvesse modificando le decisioni o rallentandole.
Tutta colpa della peculiare straordinarietà italiana?
Quei passaggi sono stati dettati dalla situazione eccezionale in cui il Paese vive. Per questo credo che occorra ritornare a dare speranza e opportunità. Solo se il governo sarà in grado di questa certezza e sicurezza, allora potrà governare al meglio e svolgere le azioni dette in direzione.
Che direzione è stata?
A me sembra che Renzi sia di una chiarezza estrema nel suo linguaggio: quello di un uomo della sua generazione, lo dimostrano le cose che ha detto ieri, “abbiamo un’ambizione smisurata che occorre per correre un rischio come questo: ridare al Paese una prospettiva”. E sappiamo tutti che corrisponde esattamente a ciò che ognuno di noi pensa.
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