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E se Renzi…

E se Renzi, poi, per quanto in condizioni difficili, e senza la legittimazione del voto popolare, riuscisse a dimostrare, una volta al governo, che le riforme sono possibili in quattro e quattr’otto, senza le lungaggini e le tiritere di tutti questi decenni?

Ci lascerebbe a bocca aperta. Alcuni esclamerebbero: “Forte, ‘sto ragazzo!”; altri: “So’ quelli di prima che erano tutti fessi!”; qualcuno, infine: “Non è che sia lui il più furbo, né che quelli di prima fossero tutti fessi: è che lui si trova nella situazione giusta, al momento giusto, senza il PD di mezzo, che è stato ammaliato o conquistato. Quello era il tappo, il PD, all’interno del quale tutte le riforme possibili erano già state architettate e criticate e corrette, ed erano tutte bell’e pronte per essere attuate. Ma è proprio dall’interno di quel partito e dei partiti che gli sono progenitori che le resistenze più imponenti si sono levate, ed è così che, uno dopo l’altro, i capi precedenti si sono dovuti inchinare alle FODR (Forze Oscure Della Reazione: la CGIL, per esempio, tanto per usare un altro acronimo di quattro lettere), hanno piegato la testa. Poi, per carità, lui sarà anche bravino, ma il calcio di rigore è a porta vuota, e la porta è una di quelle da calcio a undici, trapiantata in un campo da calcetto”; e quegli altri: “Eh, te fai il difficile. Batti le mani e zitto!”.

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