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Anche il crowdfunding ci prova col Bitcoin

Nati nel web e dal web, Bitcoin e Crowdfunding cercano l’innesco per far esplodere la loro potenzialità comune. La creazione di piattaforme in grado di raccogliere finanziamenti attraverso l’utilizzo della criptovaluta è un fenomeno che ha preso piede, inizialmente, negli Stati Uniti (con i primi risultati a partire dal 2012), in piattaforme note come Bitcoin Stock Exchanges. Certo, il fenomeno ha ancora difficoltà a definirsi compiuto, per via delle problematiche di Bitcoin (l’eccesso di instabilità e una difficoltà di controllo che ne facilita l’utilizzo in affari illeciti). Tuttavia, la miscela crowdfunding-bitcoin comincia a essere una realtà con sinergie importanti da giocare.

IN ITALIA? NON VA ESCLUSO

Nel nostro Paese è in arrivo il primo Bancomat che consente di cambiare oltre 200 tipi di valute in Bitcoin, ma è ancora presto per parlare di una piattaforma di equity crowdfunding che consenta i finanziamenti attraverso la moneta virtuale.

In uno studio di Simone Caroli e Armando Chiari, disponibile online su Academia.edu si rileva come l’ordinamente italiano non consideri la moneta virtuale «una valuta a tutti gli effetti». Di conseguenza, il crowdfunding sviluppato su Bitcoin si trova in una sorta di «vuoto legislativo che non è ancora stato colmato». Ma la mancanza di una normativa ad hoc non escluderebbe lo sviluppo di iniziative in tal senso, perciò, secondo i ricercatori «non vi sono particolari ostacoli legislativi alla diffusione di piattaforme di crowdfunding in Italia basate sul sistema di scambio di Bitcoin, purché questi scambi non comportino circolazione di moneta avente corso legale e non finanzino progetti al di fuori della legalità».

CAMMINO A OSTACOLI

Certo è che il cammino verso un connubio efficace e limpido tra i due fenomeni della rete si è dimostrato irto di ostacoli.

Nelle ultime settimane si è assistito al fallimento di MTGox, piattaforma giapponese terza al mondo per volumi di scambi in Bitcoin; al suicidio di Autumn Radtke, 28enne americana ceo di First Meta a Singapore; e al pasticciato scoop del Newsweek, rimbalzato su tutta la stampa internazionale, sulla paternità di Bitcoin. Il giornale l’ha attribuita a Satoshi Nakamoto, il quale ha invece pubblicamente negato di esserne l’inventore.

Le notizie su Bitcoin, ovviamente, si rincorrono con l’allargamento della portata del fenomeno stesso. E anche le piattaforme di equity crowdfunding che hanno sperimentato le prime esperienze con la moneta virtuale non sono risultate esenti da contraccolpi. Tra queste BTC Trading Corp che, nata nel 2012, ha concluso la sua esperienza lo scorso ottobre e adesso sta procedendo allo smantellamento della piattafoma. Le motivazioni? Da quanto si legge sulla home del sito sono «i recenti cambiamenti nella situazione regolatoria della moneta virtuale». Volendo dare un’occhiata, ci si trova davanti a una pagina graficamente scarna, che si apre con l’avviso «il trading è stato congelato in via definitiva per consentire lo smantellamento del sito». Stessa sorte è toccata a Bitfunder, che si presenta con la stessa triste veste di Btc Trading Corp e annuncia ai suoi visitatori che ha congelato tutti gli utenti statunitensi e chiesto di svuotare tutti i conti presenti sulla piattaforma. Dallo scorso 4 novembre, infine, Bitfunder annuncia la chiusura del sito.

FBI SULLA VIA DELLA SETA

A pesare sulla moneta virtuale a stelle e strisce sono questioni da Fbi. Dopo l’arresto di Ross William Ulbricht, creatore di Silk Road, piattaforma ritenuta un epicentro di traffici illegali finanziati attraverso bitcoin, gli Stati Uniti hanno iniziato un imponente controllo del trading con la moneta virtuale. Il governo americano stesso ha lanciato l’allarme, la scorsa estate, sulla possibile esistenza di schemi Ponzi finanziati con Bitcoin.

Silk road non è un fenomeno da sottovalutare visti i numeri che ha fatto girare tra febbraio 2011 e luglio 2013. Si parla, infatti, di più di un milione di utenti che hanno effettutato un milione e 200mila transazioni. Con vendite per più di 1 miliardo e mezzo di dollari il sito ha generato 86 milioni di guadagni puri. Probabilmente, visto l’interesse dell’Fbi per questo spaccato di virtualità finanziaria, le piattaforme di equity crowdfunding attraverso la criptolvaluta hanno deciso di restringere in qualche modo la possibilità di rientrare negli sviluppi futuri dell’indagine.

CHI FA BIT-RAISING

Ma non tutte le piattaforme hanno subito l’onda d’urto dell’azione governativa. È il caso di Bitcoinstarter, lanciata un anno fa, nell’aprile 2013, che ha all’attivo circa 17 progetti finanziati via Bitcoin e molti altri nel carrello. Il suo fondatore, Matt Allen, in una dichiarazione riportata da Coindesk.com lamenta come il maggiore ostacolo al successo di piattaforme di questo tipo sia rappresentato dalla mancanza di «progetti di qualità». È normale, sostiene, che piattaforme che si basano su valute tradizionali abbiano maggiore successo, i progetti presentati sono decisamente superiori e anche quanti hanno la possibilità di finanziarli. Ma questo è, in qualche modo, il punto di forza del futuro di Bitcoin, che rispetto alle valute tradizionali, con il suo espandersi, potrà contare su commissioni più basse e, di conseguenza, investimenti più appetibili.

 

 



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