La visita a Roma del presidente statunitense Barack Obama – con moglie, figlie e madre – è importante. In realtà, le visite di Stato sono due, profondamente diverse fra loro. La prima riguarda lo Stato italiano. Obama incontrerà il Capo dello Stato e il Presidente del Consiglio. Verosimilmente, essa è più rilevante per l’Italia, soprattutto per le ricadute che avrà sulla litigiosa politica interna. La seconda è con Papa Francesco, al Vaticano.
IL PESO GEOPOLITICO DI PAPA FRANCESCO
Essa ha certamente una maggiore importanza sia per il presidente americano sia per il Papa. In Usa i cattolici sono circa 80 milioni, il 25% della popolazione. La loro percentuale è in aumento, data l’immigrazione ispanica. Inoltre, con l’intervento di Papa Francesco contro l’intervento militare in Siria e la lettera inviata a Putin al riguardo, con l’incontro di novembre in Vaticano con il presidente russo e con la ripresa del gesuita Papa Francesco dei rapporti con la Cina, la Santa Sede è rientrata “alla grande” nella politica internazionale. Papa Francesco è molto popolare. Il soft power del Vaticano ha una rilevante importanza geopolitica in un’epoca di cambiamenti tanto radicali e rapidi come quelli attuali. Alla divisione del mondo fra Est e Ovest è subentrata una fra Nord e Sud, che il Papa cerca di colmare. Con il nuovo pontificato, il Cattolicesimo non è visto – almeno al di fuori dell’Europa – come un bastione dei valori occidentali, ma come una forza progressista, che lotta contro le diseguaglianze. La sua azione politica è convergente con la retorica missionaria della politica estera della “nazione indispensabile”, come Obama continua a definire gli USA. L’incontro è stato preceduto da intensi contatti del Dipartimento di Stato con la Segreteria di Stato, che hanno coinvolto gli stessi vertici dei due organismi, Parolin e Kerry.
L’INCONTRO AL VATICANO
Più interessante sarà l’incontro al Vaticano. Certamente i rapporti fra Papa Francesco e Obama non saranno di vera e propria alleanza, come quelli fra Giovanni Paolo II e Reagan, che “vedevano rosso” quando parlavano di “impero del male”. Contrariamente a quanto taluni pensano, Obama non si è sentito offeso dalla lettera inviata dal Papa a Putin contro un intervento militare in Siria. Forse ha tirato addirittura un sospiro di sollievo. L’intervento del Pontefice ha contribuito – unitamente all’abilità diplomatica di Putin – a toglierlo dal ginepraio in cui si era cacciato proclamando “linee rosse”, che non aveva alcuna intenzione di rispettare. Certamente Obama è interessato ai rapporti con la Chiesa Ortodossa russa. Spera che possano annacquare in parte il nazionalismo russo. Il Vaticano può aiutarlo Obama è anche interessato a capire quanto sta avvenendo fra Papa Francesco e il premier cinese Xi Jinping. Quest’ultimo non ha lesinato elogi nei confronti del “nuovo corso” del Vaticano e che ha attenuato i contrasti fra l’Associazione Patriottica Cattolica Cinese e la Chiesa di Roma. Altri temi generali verranno trattati nell’incontro: certamente la situazione in America Latina; la lotta in corso in Africa, soprattutto in Nigeria, fra Islam e Cristianità. Entrambi sanno che in una sua fatwa, Osama bin Laden aveva individuato in quel Paese il teatro geopolitico in cui si darebbero decisi vittoria e sconfitta di uno dei due. A margine di questi temi globali, verranno trattati anche problemi bilaterali: dal fatto che il servizio sanitario nazionale, voluto da Obama, preveda anche di coprire con finanziamenti pubblici l’aborto, al pagamento delle tasse sulle proprietà cattoliche e degli indennizzi per casi di pedofilia e alla posizione della Chiesa fra la pretesa degli USA di essere la nazione indispensabile e missionaria e quella di Putin di ergersi a difensore dei tradizionali valori cristiani e di quanto resta della Cristianità in Medio Oriente. Insomma un incontro storico, che marcherà i rapporti fra Washington e il Vaticano, cioè fra i “due imperi”, come li chiama Massimo Franco in un fondamentale recente saggio.