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Ci vediamo al Bar Lamento (ma non sarà un piacere)

Ho avvertito, attorno a me, crescere ed espandersi il grillismo, nel corso di questo decennio, impetuosamente, fin dal tempo in cui, durante un suo show bolognese, l’ex comico insultò Rita Levi Montalcini e chiamò un applauso in onore del cancro, che rendeva tutti uguali: Agnelli, l’Avvocato, che era in fin di vita, cioè, e tutti noi. Allora, io mi alzai e me ne andai, in compagnia di un amico, perché ci fu chiaro che stavamo assistendo a qualcosa di squallido e violento, all’anticipazione dell’inevitabile che sarebbe seguito: lo scoperchiamento della latrina, la legittimazione pubblica e politica di qualcosa di cui, prima, ci vergognavamo: l’orrenda bile non più trattenuta, ed esaltata, anzi, che acquisisce una figura e se ne va, finalmente, sola soletta, per le strade, in esposizione spudorata.

“Comunque, ho tanti amici grillini…”: il che è anche vero, o lo era, perché l’amicizia, con loro, può esistere unicamente nel caso in cui le nostre opinioni coincidano, o qualora io decida di condannarmi ad annuire, docilmente, a tutti i loro comizietti: e questo è chiedere troppo a me stesso, che sono buono e caro, ma “non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo” (Bud Spencer dixit, mio ideologo di riferimento) e certe puttanate, recitate con tetragona certezza e toni stentorei, mi sono insopportabili. Insomma, anche i liberali, nel loro piccolo, s’incazzano, e non riesco a starmene zitto.

Ora: come fare a convivere con questa quota di nostri concittadini che sono stati educati all’aggressione verbale, all’insinuazione, a tutte le dietrologie più idiote, alle peggiori e più trite teorie del complotto? “Chi ti paga?”, mi si domanda, quando provo a ribattere, giusto prima di prendere le mie cose e di andarmene dall’osteria, laddove hanno fatto terra bruciata, loro, e manco più di calcio si può parlare: “Ah, segui ancora il calcio… Ma non lo sai che il calcio è un’emanazione del potere della Fiat e che gli Illuminati, gli ebrei e la Massoneria…”.

Niente, non c’è niente da fare, non c’è più niente da fare, con questi nostri vicini di casa usciti pazzi, irrecuperabili – e non vorremmo manco recuperarli, francamente: lasciarli cuocere nel loro brodo rancido, piuttosto -, che ne sanno, ogni volta, una più del diavolo e di te e, gridando, stanno a spiegarti la vera Verità sulla storia d’Italia, d’America e di Marte: ma ne sanno anche una di meno, secondo me: tanti stanno zitti, non reagiscono alle loro bravate, ma, sotto sotto, dietro dietro, si sono rotti i coglioni – ecco, sono un dietrologo anch’io.



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