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Cnel, trappola concertata per Renzi?

Al rientro dal Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha in programma una riunione con rappresentanti delle Regioni, delle città metropolitane e di altri soggetti coinvolti nella riforma del Senato.

AGENDA ISTITUZIONALE RENZIANA

Sul riassetto costituzionale che coinvolge Palazzo Madama (sede del Senato) e la più piccola e meno nota Villa Lubin (sede del Cnel), il governo accelerare e giungere a un prima lettura del disegno di legge ancora prima dell’approvazione della nuova legge elettorale. Quindi, importante un’intesa con le “autonomie” che la nuova assemblea (una volta riformata) dovrebbe rappresentare (anche se con funzioni legislative molto limitate).

UNA TRAPPOLA PER RENZI?

C’è chi in queste ore consiglia Renzi di tenere ben aperti occhi e orecchie. Infatti, a Villa Lubin (ed altrove: Via Lucullo, Via Po, Corso d’Italia, Viale dell’Astronomia…., sedi delle confederazioni di lavoratori e imprenditori) si sta preparando una trappola, sostiene qualche addetto ai lavori. Con la soppressione del Cnel, se avverrà, i “big” delle parti sociali sono alla ricerca di laticlavi (e se possibile anche qualche piccolo vantaggio”.

LA BOZZA DEL DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

Secondo il testo del disegno di legge costituzionale, ora in circolazione, la Camera delle autonomie includerebbe 21 “senatori” nominati dal Capo dello Stato tra esperti di chiara fama noti internazionalmente per la loro attività scientifiche. Gli esodandi da Villa Lubin hanno messo gli occhi sulle 21 poltrone – anzi se le sarebbero già spartite, mormora qualcuno – e vorrebbe raggiungere i loro obiettivi con qualche piccolo ritocco al testo dell’articolato.

NUMERI E IMPORTI

E’ vero che gli incarichi non prevedono neanche i 1.500 euro al mesi netti che ora ricevono i consiglieri del Cnel, ma farebbe rientrare dalla finestra quella “concertazione” consociativa che Renzi non nasconde di aborrire. Inoltre, tale “concertazione” diventerebbe privilegio dei “grandi”, eliminando terzo settore, liberi professionisti, e via discorrendo. Ossia proprio quei “poteri forti” che Renzi vorrebbe mandare in pensione (ove non riuscisse a rottamarli). Inoltre, scegliendo con cura si potrebbe mettere a carico dell’erario viaggi, soggiorni e pasti a Roma di “rappresentati” di chiara “nomea”, non proprio fama, residenti non nella capitale, ma magari a Venezia ove non a Sacrofano o a Latina.

Trappola in fieri per Renzi? Vedremo

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