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Concordia, Confindustria scommette su Taranto per lo smaltimento

Una concessione demaniale di 12mila metri quadrati, con un progetto da 30 milioni di euro: ecco l’azienda che scommette su Taranto per smaltire la Costa Concordia e assumere 600 lavoratori per due anni. In un colpo solo si risolverebbe il nodo tecnico, in un sito già attrezzato, creando un indotto significativo per il meridione, superando la concorrenza turca.

PROGETTO
Si chiama Smart Area ed è la società consortile di Confindustria titolare dell’iniziativa: a breve avanzerà istanza all’Authority tarantina per aprire il cantiere nel quale procedere allo smaltimento della nave accasciatasi al Giglio. Dopo un vertice convocato presso l’Autorità Portuale alla presenza del sindaco di Taranto e dei vertici regionali di Confindustria, prende corpo la consapevolezza dei vantaggi nello smaltire la Concordia nel capoluogo jonico, in attesa dei rilievi di fattibilità circa attracco e demolizione. Il maggior grado di sicurezza nazionale dei cantieri tarantini è il primo elemento sottolineato da Vincenzo Cesareo, numero uno della Confindustria locale, che ricorda come i fondali non avranno necessità di essere dragati, l’area del cosiddetto quarto sporgente è praticamente già disponibile e in caso di bisogno si potrà contare anche sui bacini a secco. Il riferimento è ai bacini della Marina Militare all’interno del Mar Piccolo, nei pressi dell’Arsenale Militare.

VANTAGGI
L’idea lanciata dalla Smart Area si basa sulla fattibilità dell’operazione a Taranto: in primis i minori costi di realizzazione, dal momento che il cantiere presenta prezzi inferiori rispetto ad altri che hanno avanzato la propria candidatura. In secondo luogo lo scalo portuale è già in grado di accogliere la Costa in tutte le condizioni, quindi sia che giunga in Puglia a rimorchio, sia tramite nave autoaffondante. Inoltre si costituirebbero almeno 600 nuovi posti di lavoro impegnati per un biennio, oltre all’indotto conseguente, altro passaggio significativo in un momento di forte crisi. Altro vantaggio tecnico è rappresentato dai fondali tarantini, che sono già di 25 metri, mentre la Costa ne chiede 18. Infine le circa 400mila tonnellate di materiale proveniente dalle fasi della demolizione potranno essere facilmente recuperate alle attività siderurgiche grazie alle infrastrutture che collegano il porto agli stabilimenti dell’Ilva.

STRATEGIA
Ben trenta i milioni che sarebbero già pronti per varare l’operazione, su cui già dalle prime ore si stanno registrando commenti positivi. Il governatore pugliese Nichi Vendola ha osservato che lo smaltimento della Costa a Taranto sarebbe una grossa opportunità per il porto e per l’intera economia tarantina. Senza dimenticare che sussisterebbero anche giustificazioni di natura tecnica per la candidatura del capoluogo jonico, assicurando che i tecnici della Regione sarebbero stati già allertati circa l’esame del dossier Concordia per non farsi sfuggire questa ghiotta occasione.

CONCORRENTI
La gara per lo smaltimento della nave, portata avanti dalla LCO per conto della Costa Crociere e delle sue assicurazioni, non ha dato ancora esiti. Tra i partecipanti anche porti stranieri, ma si tratta di un’opportunità che sarebbe stata già esclusa. Oltre a Taranto le altre opzioni sono Piombino, Civitavecchia su tutti. In seconda “fila” anche Genova, Palermo e Napoli.

twitter@FDepalo



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