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Come costruire la Casa popolare del Ppe in Italia. Parla il politologo Orsina

Il primo passo l’ha fatto il Pd confluendo nella grande famiglia europea del Pse. Cosa faranno i movimenti delle altre famiglie politiche? E i Popolari sparsi in vari partiti in vista della riunione di Dublino del PPE? E ancora: in Italia è possibile immaginare un centrodestra moderno ed europeo che si rifaccia al Ppe? Giovanni Orsina, storico alla Luiss di Roma dove è anche direttore della School of government, e autore del recente “Il berlusconismo nella storia d’Italia” (Marsilio), in questa conversazione con Formiche.net traccia la linee guida dell’evoluzione in chiave continentale dei partiti italiani.

(GUARDA LE FOTO DI ALFANO E CASINI AL CONGRESSO PPE A DUBLINO)

Dopo l’ingresso del Pd nel Pse, e dopo la presentazione della Lista Alde, cosa impedisce a centristi, popolari e moderati di presentarsi uniti già dalle Europee così come auspicato dall’Udc?
Considerata la soglia di sbarramento del 4% potrebbe convenire fare massa critica, anche se forse tutte queste forze politiche potrebbero avere l’intenzione di contarsi, in particolare gli alfaniani. E rischiando non poco. Mentre gli altri centristi come l’Udc si sono staccati dal berlusconismo sbattendo la porta e la loro legittimità di fare un’opa sull’elettorato berlusconiano è bassa, gli alfaniani invece sono considerati una creatura del Cavaliere, con la famosa battuta (riuscitissima) dei diversamente berlusconiani.

Quale spazio di manovra avranno?
L’idea originaria degli alfaniani, non so quanto sia ancora viva adesso, era quella di fare a loro volta un’opa sui voti di Berlusconi, il che porta a un Ncd meno establishment rispetto ai casiniani e ai popolari e più di lotta, puntando ad elettori che non sono organici al popolarismo europeo. Questa in astratto la visione che annoto.

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Ma paradossalmente esistono più punti di contatto fra Ncd, Udc, Popolari di Mauro che tra i liberisti di Fare e il Centro di Tabacci che si sono uniti per la Lista Alde?
La mia impressione è che l’Alde sia più pluralista come organismo, con una lunga tradizione liberale, accogliendo posizioni anche eccentriche su talune tematiche, mentre il popolarismo tiene più chiuse le proprie mura con uno spiccato elemento di compattezza. Le tre forze popolari che ho citato vengono tutte dalla Dc, ma devono comunque confrontarsi con l’anomalia berlusconiana che rende complesso giocare la partita. E’ un qualcosa che ha a che fare con la storia d’Italia e non viene ben compresa all’estero.

Come costruire un centrodestra ampio a moderno in cui trovi spazio e dimensione anche Forza Italia?
E’ complesso, in virtù del fatto che oggi nel Paese c’è una componente di centrodestra molto delusa che tende a votare contro il sistema. La grandezza di Berlusconi è stata di riuscire a mettere in piedi un movimento che da un lato è stato un partito conservatore tradizionale, ma dall’altro ha aperto un canale di radicalismo di centro in cui sono confluiti voti di centristi e moderati di piccoli commercianti, imprenditori, gente non sovversiva nel dna, ma che lo è diventata psicologicamente. Cittadini che non erano democristiani.

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Nota una persistenza storica accentuata in questo passaggio?
Sì, perché in fondo sono quelli che votavano per l’uomo qualunque, quel mondo di destra che votava Dc per anticomunismo ma senza riconoscersi nello scudo crociato. La grande scommessa di un centrodestra post berlusconiano sarà quella di riuscire ad essere entrambe le cose: un partito ordinato e istituzionale, con un’organizzazione decente. Con un’ideologia che già c’è.

E qual è l’ideologia di Berlusconi?
Meno Stato, più mercato, un po’ di solidarietà: ecco cosa è stato il Pdl a metà degli anni 2000. Sulla famiglia, in termini pubblici, Casini e Berlusconi la pensano allo stesso modo, al pari delle questioni etiche e del ruolo della Chiesa. Per cui ideologicamente c’è già un centrodestra nel Paese, c’è sempre stato anche fra gli elettori. Manca la capacità che ha avuto nel ’94 Berlusconi.

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Utopia immaginare suoi eredi?
Marchini, Alfano, Toti, Marina Berlusconi. I nomi circolano, ma rimpiazzare Silvio è impossibile.

Il politologo Gianfranco Pasquino dalle nostre colonne ha auspicato che dopo l’ingresso del Pd nel Pse, anche a destra si possa formare un partito conservatore di stampo europeo: come si fa?
Senza Berlusconi. E poi bisognerà vedere cosa deciderà il Ppe rispetto a Forza Italia: un primo grande punto interrogativo. La ricomposizione di quell’area avverrà in una qualche forma di post berlusconismo, che paradossalmente potrebbe anche mettere in piedi lo stesso Cavaliere, perché l’uomo è del tutto imprevedibile.

twitter@FDepalo


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