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Tutti a casa del Pd a parlar di Difesa ed F35 con Pinotti e Latorre

La frontiera della difesa e della sicurezza militare come proiezione verso un’autentica unificazione politica europea. E come formidabile motore di sviluppo di una lungimirante e moderna politica industriale. È l’orizzonte, controcorrente rispetto agli orientamenti prevalenti nell’opinione pubblica, prefigurato nel convegno, promosso a Roma ieri presso l’Ufficio del Parlamento europeo dai parlamentari dell’Alleanza progressista dei socialisti e democratici, intitolato “Il futuro della difesa europea: dal Consiglio Ue di dicembre al semestre di presidenza italiano”.

LE PRIORITA’ NELL’AGENDA POLITICA

Un’iniziativa che ha visto politici, studiosi di geopolitica, rappresentanti di aziende attive nella sicurezza militare, confrontarsi sulle prospettive di modernizzazione tecnologica e organizzativa, riduzione dei costi e del personale, sinergia e cooperazione a livello europeo. Panorama rispetto a cui è rimasta ai margini la polemica legata al congelamento del programma di acquisto dei cacciabombardieri F-35 preannunciato dalla responsabile della difesa Roberta Pinotti. Tema cruciale per capire gli indirizzi del governo di Matteo Renzi nella politica estera e nelle strategie industriali, come conferma l’animato dibattito in corso nello stesso Partito democratico.

PERCHE’ UN LIBRO BIANCO PER LA DIFESA

La priorità, spiega il ministro della difesa, riguarda le scelte politiche da compiere per condividere risorse e strategie a livello comunitario, e per una più accentuata cessione di sovranità in tema di tecnologie militari. Perché finora sono stati realizzati progressi di tipo organizzativo, nella sicurezza marittima e del trasporto aereo. Ma altrettanto necessaria a suo giudizio è l’opera di persuasione di una cittadinanza propensa a ricercare nel comparto militare le risorse per le politiche economico-sociali. Salvo accorgersi del suo valore nelle situazioni di crisi e di pericolo.

È per tale ragione che l’esecutivo è intenzionato a redigere un “Libro Bianco” sugli obiettivi di intervento in relazione ai nuovi scenari internazionali. Un testo che renderà pubblici stanziamenti e cifre dell’impegno e delle strutture militari nel nostro paese. Riguardo al programma F-35, il governo non procederà a ulteriori acquisti di aerei in attesa dell’esito dell’indagine parlamentare previsto per il 2 aprile. A quel punto “Palazzo Chigi stabilirà gli eventuali tagli della flotta di cacciabombardieri in stretta connessione con gli scopi del progetto”.

L’ECCELLENZA ITALIANA

Fermamente intenzionato a “non cedere alla propaganda superficiale contro le esigenze della difesa essenziali per la costruzione politica europea, di sicurezza comune, di strategia industriale in cui l’Italia ha continuato a investire a livelli di eccellenza” è il parlamentare del Pd Nicola Latorre, presidente della Commissione Difesa del Senato. Per lui è inaccettabile e miope, in un teatro mediterraneo e orientale di tensioni, la contraddizione tra un’Europa che si è integrata sul piano economico-finanziario con abbondanti cessioni di sovranità monetaria e di bilancio, mentre nel terreno della politica estera e della difesa – componente rilevante per i conti pubblici nazionali – ha fatto prevalere una logica protezionistica.

IL NECESSARIO CONCERTO EUROPEO

Un’esortazione al realismo viene dal generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato maggiore della Difesa e vice-presidente dell’Istituto Affari Internazionali: “Non possiamo riversare sul semestre di presidenza italiana dell’Ue attese vanificate dalle competenze attribuite dal Trattato di Lisbona. Nel comparto sicurezza nessun paese europeo può agire in ordine sparso, come dimostrano le crisi di Ucraina e Crimea”. Per mantenere la pace nel Vecchio Continente, osserva l’ex militare, è bene coltivare un disegno preciso e complessivo anziché andare a rimorchio di strategie altrui. È nell’analisi delle esigenze e peculiarità nazionali che dovrà essere stabilito, da parte di tutti gli Stati membri, un programma concordato di tagli.

Una sinergia politica e industriale, precisa il direttore del Programma sicurezza e difesa dello IAI Michele Nones, tanto più vitale in un mercato della difesa sempre più globale e aperto, che non può tollerare una concorrenza interna all’Unione Europea nella vendita di prodotti militari. Ma per questo ambizioso obiettivo “bisogna promuovere un approccio comunitario e non più intergovernativo dell’integrazione europea”. L’Italia, rimarca lo studioso, può incoraggiare un’accelerazione nella cessione di sovranità verso un’autorità comune, e puntare sull’attuazione delle direttive Ue per regolamentare il mercato interno e favorire l’accesso al mercato internazionale delle piccole e medie imprese europee.

CRITICHE E PROPOSTE DALLE INDUSTRIE

La scarsa incisività delle istituzioni nell’accompagnare un tessuto produttivo legato al territorio, ai risultati, alla ricerca, è denunciata da Silvio Rossignoli, presidente dell’azienda Aero Sekur. Mentre Giovanni Soccodato, direttore Strategie e Innovazione di Finmeccanica, il principale gruppo italiano attivo nell’aerospazio e nella tecnologia militare, ricorda come oggi nessuna industria europea possa vantare un’autonomia autarchica. A suo avviso la priorità è individuare i settori di avanguardia, come quello missilistico al centro di un’iniziativa congiunta di Francia e Regno Unito, verso cui orientare le poche risorse disponibili.

LE QUATTRO DIRETTRICI

La strada di una valutazione realistica degli obiettivi di cooperazione militare europea, per procedere intanto con un’integrazione differenziata, è condivisa dal parlamentare del PD-PSE a Strasburgo e promotore del convegno Roberto Gualtieri. Il vero banco di prova, rileva, sarà la futura legislatura europea. Chiamata a fronteggiare e sfidare i rigorosi vincoli di bilancio e i considerevoli tagli alle spese pubbliche previsti dal Fiscal Compact.

Ma se sarà impossibile l’apertura di grandi cantieri, evidenzia l’esponente democratico, è percorribile un’integrazione comunitaria finora del tutto assente: “Non solo per il tradizionale isolazionismo della Gran Bretagna, ma anche per l’attendismo tedesco e la continua rivendicazione dell’unicità francese”. Il salto di qualità è pensabile coniugando le risorse, fissando prerogative nazionali e comunitarie. Requisiti imprescindibili per un’Europa capace di investire nei droni di nuova generazione, nelle comunicazioni satellitari, nei rifornimenti in volo, nella cybersecurity.



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