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Ecco che cosa succederebbe all’Italia senza gli aerei da caccia

Belgrado, 31 marzo 2019.

Vladimir Putin – che nel 2014 si era erto a protettore dell’autodeterminazione del popolo di Crimea, nel 2015 aveva fatto altrettanto per il popolo della Moldova, nel 2016 per il popolo ucraino e nel 2018 per il popolo serbo – dichiara di non essere insensibile al grido di dolore del popolo veneto, che da cinque anni ormai ha manifestato inequivocamente la propria sete di indipendenza dall’Italia. E per manifestare fattivamente la solidarietà della Russia, fa visitare Venezia da uno stormo di caccia-bombardieri e da due corazzate.

Il Governo italiano, che anni prima aveva rinunciato all’acquisto dei caccia Eurofighters perché tecnologicamente poco avanzati, poi dei caccia F35 perché troppo costosi e perché avrebbero determinato una dipendenza tecnologica dagli U.S.A., ora telefona a Washington avvertendo che la questione della dipendenza tecnologica deve intendersi superata e chiedendo in prestito una ventina di aerei: Ggiusto il tempo necessario indurre l’autocrate russo a darsi una calmata, poi li restituiamo”.

Da Washington rispondono che al momento i caccia sono tutti impegnati per richieste analoghe in altre parti del mondo, anche per via delle intemperanze dell’autocrate nord-coreano, delle tensioni indo-pakistane e della minaccia iraniana contro Israele; ma assicurano che entro il 2022 anche la richiesta italiana potrà probabilmente essere accolta. Chi vuol fare il prepotente con noi è avvertito.

Il commento completo si può leggere sul sito di Pietro Ichino

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