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Ecco l’effetto Putin sulle borse

TASSI & CONGIUNTURA

In area Euro ieri partenza all’insegna del flight to quality che inizialmente ha coinvolto i soli bund tedeschi, portando il tasso decennale fino all’1,55%. Successivamente sono stati in parte coinvolti anche i bond periferici consentendo ad esempio allo spread italiano di riportarsi sotto i 190pb. Diversi fattori desumibili anche dall’andamento di altri comparti finanziari hanno lasciato trasparire l’impressione di reazione all’insegna della prudenza di breve senza però arrivare a prezzare un’escalation davvero pericolosa dal lato finanziario delle vicende in Crimea. Segnali più distensivi sono poi arrivati dopo l’ordine di Putin di sospendere le esercitazioni militari iniziate lo scorso 26 febbraio che avevano alimentato i timori di imminente invasione dell’Ucraina. Possibile che l’ordine sia da collegarsi anche all’arrivo oggi a Kiev del segretario di Stato Usa Kerry. Allo stesso tempo la Russia ha smentito anche le indiscrezioni di un ultimatum all’Ucraina. Comprensibile pertanto la reazione dei bond questa mattina, con tasso decennale tedesco in salita in prossimità dell’1,60%, a fronte di sostanziale stabilità in area periferica. L’Unione Europea dal canto suo ha fissato per giovedì un vertice dei capi di stato e premier dei 28 paesi per fare il punto della situazione in Crimea. Nel frattempo Draghi, nel corso di un’audizione presso una commissione del parlamento europeo, ha rimarcato alcuni punti : 1) il tasso di cambio non è un target di politica monetaria ma è rilevante ai fini del mandato BCE focalizzato sulla stabilità dei prezzi; 2) l’ipotesi di finanziamenti BCE concessi alle banche solo a condizione che vengano incrementati i prestiti (cosiddetto Funding for Lending) rientra nel ventaglio di ipotesi che l’Istituto sta considerando. Lo stesso Draghi ha poi sottolineato che sta crescendo l’attenzione sull’incremento dei prezzi immobiliari che sta emergendo in alcuni paesi dell’area.

Anche negli Usa, il comportamento dei bond rispecchia quanto prima indicato per i bund. Questa mattina si registra uno sgonfiamento parziale dell’effetto flight to quality con il tasso decennale passato da circa 2,60% di ieri all’attuale 2,64%. Dal lato macro l’indice ISM manifatturiero di febbraio è risultato migliore delle attese grazie soprattutto all’incremento delle componenti nuovi ordinativi, accumulo di ordini e scorte. In controtendenza invece la componente produzione. Stando ai commenti riportati dai direttori acquisti, tale calo sarebbe da ricollegare alla difficoltà di reperimento di componentistica a causa dell’impatto delle avverse condizioni meteo.

VALUTE

Seduta di ieri che ha visto prevalere un clima di avversione al rischio tra gli operatori con le valute emergenti, soprattutto quelle dell’area Est Europa risultate tra le più penalizzate. L’euro è apparso sostanzialmente insensibile sia alle tensioni geopolitiche sia al discorso di Draghi. L’impressione è che gli operatori sono in fase attendista in vista della riunione BCE di giovedì e dei dati sul mercato del lavoro Usa di venerdì. La resistenza continua a collocarsi in area 1,38. Questa mattina si sta assistendo ad un parziale recupero del rublo, e delle altre valute maggiormente penalizzate ieri, dopo l’annuncio del ritiro delle truppe russe dai confini con l’Ucraina. Gli operatori potrebbero però continuare a mantenere un atteggiamento cauto in attesa di maggiore chiarezza sul tale tema. Lo yen è ritornato questa notte a deprezzarsi sia vs euro sia vs dollaro in scia al rimbalzo dei listini asiatici ed al clima più disteso dei mercati dopo le notizie proveniente dalla Russia. Il cambio vs euro questa mattinata è risalito sopra quota 140, dopo le dichiarazioni del governatore BOJ che ha enfatizzato l’impatto dei carry trade sul’andamento dello yen. Durante la notte da segnalare il lieve deprezzamento del dollaro australiano dopo la riunione della RBA in cui il tasso di riferimento è stato confermato al minimo storico del 2,5%. Nel comunicato l’Istituto ha però reinserito il riferimento ad un tasso di cambio che rimane su “livelli elevati in termini storici”; fattore che probabilmente ha portato alla debolezza della valuta australiana.

COMMODITY

Avvio di settimana in forte rialzo (il maggiore da sette mesi circa) per l’indice generale delle materie prime che è tornato al livello massimo da settembre grazie alle tensioni in Ucraina che si sono ripercosse specialmente su greggio, oro, mais e grano. I comparti energia, i metalli preziosi ed il settore agricolo hanno infatti chiuso in positivo con guadagni nell’ordine del 2%. In particolare il rialzo del Brent ha riguardato l’intera curva a termine, segnale quest’ultimo di percezione di tensioni ancora non elevate. Al contrario, i metalli non ferrosi hanno perso l’1% circa su timori di un calo della domanda cinese con le prese di profitto che hanno particolarmente interessato il rame e l’alluminio. In forte rialzo anche il caffè e lo zucchero visto che le piogge attese in America Latina dovrebbero essere minori del previsto. Questa mattina le materie prime che ieri avevano beneficiato delle tensioni sono oggetto di prese di profitto: il brent, l’oro, il grano ed il mais sono in lieve calo.

AZIONARIO

Pesanti ribassi generalizzati per le borse mondiali ieri a causa delle aumentate tensioni tra Ucraina, Russia e potenze occidentali nel fine settimana I ribassi sono stati particolarmente importanti in Europa dove molte aziende hanno legami commerciali con l’Ucraina e la Russia. Questa mattina le tensioni sembrano invece affievolirsi dopo l’ordine a sorpresa di Putin del rientro alla base delle proprie truppe. Oggi sarà una giornata caratterizzata dall’assenza di dati macro di rilievo. Il flusso di notizie legate alla vicenda ucraina probabilmente rappresenterà il fattore principale di direzione dei mercati. Ieri i listini azionari europei hanno registrato forti ribassi, in un contesto di volumi elevati, con i cali maggiori che hanno colpito la borsa tedesca (-3,4%) e quella italiana (-3,3%), mentre il listino UK ha limitato le perdite all’1,5%. L’indice Stoxx 600 ha perso il 2,3%, peggior calo da fine gennaio, con tutti i principali settori in negativo. Le performance peggiori della giornata sono state registrate dai servizi finanziari (-3,2%), auto (-3,2%), bancari (-2,8%) e chimici (2,7%). Il comparto “migliore” è stato quello energetico che, nonostante il rialzo del petrolio, ha comunque perduto l’1,5%. In Italia il Ftsemib ha chiuso in forte calo, registrando una delle performance peggiori della giornata a livello europeo ed il calo giornaliero maggiore da circa 1 anno. Tra i titoli con i ribassi più marcati figurano quelli con il business collegato all’Ucraina od alla Russia come ad esempio alcuni titoli bancari (Unicredit ha perso oltre il 6%, Intesa il 4%) e Buzzi (-8%). In calo il settore del lusso ed alcuni colossi come Enel (-3,6%) ed Eni (-2,1%).Questa mattina i listini azionari europei stanno tentando di mettere a segno un recupero con rialzi nell’ordine dell’1% in apertura. Negli Usa le borse hanno chiuso in calo anche se con volumi in lieve ridimensionamento rispetto alla giornata precedente; inoltre l’entità dei ribassi è stata molto minore rispetto alle borse europee. Gli indici Usa potrebbero aver in parte beneficiato dei dati macro migliori delle attese in arrivo dal settore manifatturiero a febbraio e dai consumi delle famiglie e dal settore immobiliare a gennaio. Nel complesso la giornata è stata comunque negativa registrando il ribasso maggiore da un mese. L’indice S&P500 ha perso lo 0,7% con tutti e 10 i principali settori in calo. Le performance peggiori sono arrivate da finanziari (-0,9%), utilities (-0,9%) e servizi ai consumatori (-0,8%). L’indice Vix, una proxy della volatilità del mercato, è balzato dal 14 al 16%, restando comunque su livelli molto inferiori rispetto al 21% raggiunto a fine gennaio. Sul fronte emergente ieri l’indice MSCI EM ha perso l’1,5%, maggior calo da fine gennaio. Le vendite sono state particolarmente intense sulla borsa russa, arrivata a perdere fino al 13% per poi chiudere in calo del 10,7%, peggior ribasso dal novembre 2008. Il colosso del gas Gazprom ha perso il 14%, mentre la principale banca russa, Sberbank, ha perso il 15%. In forte deprezzamento il rublo. La borsa ucraina ha perso oltre il 6%. Le vendite sono state marcate anche sui listini dei paesi dell’Est Europa, mentre cali più contenuti sono stati registrati in America Latina, Medio Oriente ed in Asia. Questa notte i listini asiatici hanno registrato performance miste con tentativi di recupero per l’India ed il Giappone grazie alla notizia della fine delle esercitazioni russe, mentre le borse cinesi sono leggermente sotto la parità. La borsa russa questa mattina sta mettendo a segno un tentativo di rialzo, recuperando circa il 4%.


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