Interesse nazionale. È questo il punto cardinale di ogni bussola di politica estera. Come Matteo Renzi vorrà e saprà interpretare questo concetto strategico è ancora presto per dirlo. Nel discorso di insediamento alle Camere ha parlato di interesse nazionale in negativo, spiegando cioè che non può essere una scusa per respingere investimenti stranieri in Italia.
Il premier ha citato le acquisizioni dell’americana GE e lodato le start up israeliane ma ha omesso i casi di conquista ostile o comunque la declinazione di interesse nazionale in chiave positiva. La stessa caratterizzazione di leader vicino alle posizioni di Washington è stata smentita, almeno in parte, dalle posizioni assunte sul caso Ucraina. Le relazioni internazionali sono d’altra parte una materia tanto affascinante quanto pericolosa.
Da Andreotti a Craxi, passando per Berlusconi, gli esempi non mancano. Probabilmente in Europa e oltreatlantico si aspettano da Matteo un guizzo capace di far uscire l’Italia dalle secche antiche delle sue ambiguità. Renzi potrebbe. Vorrà?