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Meloni, Storace e Menia. L’intricato puzzle delle destre italiane in cerca di autore

Cosa succederà a destra ora che Giorgia Meloni ha ricevuto la tessera numero uno del nuovo partito che attraverso l’«Officina per l’Italia» è approdato in Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale? Quali saranno le future scelte strategico-politiche di altri raggruppamenti che, nati sotto un simbolo comune, faticano a trovare una sintesi? Ed è possibile immaginare una ricomposizione definitiva ad esempio con La Destra di Francesco Storace e con il Movimentoxlalleanzanazionale di Roberto Menia e Adriana Poli Bortone o qualcuno ha già (verbalmente?) in tasca un accordo per tornare alla casa del padre, ovvero di Silvio Berlusconi? Infine: ci sono sul tavolo ipotesi di terze vie di chi immagina di costruire una destra europea e non populista riprendendo gli spunti degaulliani che tanto erano stati invocati solo un lustro fa?

GIORGIA COME GIORGIO?
“Io non avrò mai la presunzione di essere all’altezza di Giorgio Almirante, semplicemente farò la mia parte. Non lasciatemi sola”. Sgombra così l’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni dal palco di Fiuggi gli avvertimenti-sfottò che nelle ultime settimane erano stati lanciati da più parti non solo sulla simbologia del luogo scelto per il congresso di Fdi, ma anche sul parallelo nominale tra leader di ieri e interpreti di oggi.

(ECCO GLI SCATTI DI PIZZI AL CONGRESSO DI FIUGGI)

LE PAROLE DI MELONI
La Meloni su Francesco Storace ha le idee chiare. E osserva che “la nostra casa vanta fondamenta molto solide. Qualcuno critica il fatto che nel nostro simbolo abbiamo una fiamma tricolore troppo piccola. Ma sarebbe curioso se questi andassero a candidarsi con Forza Italia”. Il riferimento era rivolto al famoso slogan di un “partito matrioska” che lo stesso Storace aveva ventilato già nelle settimane precedenti all’appuntamento di Fiuggi, lasciando trasparire molti dubbi su un simbolo, Fdi, che al suo interno ha quello di An, che a sua volta contiene più piccolo quello del Msi. Passaggio sul quale lo stesso ex leader di An, Gianfranco Fini aveva avuto modo di vergare un giudizio tranchant parlando di “simbolo in formato bonsai”.

(TUTTI I DESTROIDI VISTI DA UMBERTO PIZZI. LE FOTO)

LA VERSIONE DI STORACE
“Se preferisce polemizzare con noi, con accuse che va ripetendo da giorni su candidature con Fi, è evidente che la ricerca di unità è una finzione – controreplica Storace dalle colonne del Giornale d’Italia – e io non vado dove non sono gradito. Lei con Berlusconi c’è stata per quattro anni da ministro, difendendolo come era doveroso nei voti parlamentari più scottanti. Eviti cadute di stile”. Ma l’ipotesi fatta circolare negli ultimi giorni in più di un ambente, della possibilità che i tesserati de La Destra possano duplicarsi e aderire in parallelo a Forza Italia, è un tema sul quale continuano a registrarsi indiscrezioni e non smentite.

(COME LAVOREREMO NEL CANTIERE DEL CENTRODESTRA. PARLA CROSETTO)

L’ESITO DEL CONGRESSO DI FIUGGI
Quattro i paletti «identitari» posizionati da Fdi: euroscetticismo tout court, primarie, radicamento sul territorio, movimento giovanile autonomo. Senza dimenticare la tutela del made in Italy, della vita e della famiglia. E ancora, propongono un referendum per mantenere il reato di immigrazione clandestina “perché chi vuole vivere in Italia deve rispettare i diritti e le norme del nostro Paese”.
Un’altra delle posizioni emerse al congresso di Fdi è il “no” ai governi targati Colle.

(RESOCONTO DA FIUGGI E PROGRAMMA A PUNTI DEL PARTITO DI MELONI E CROSETTO)

DESTRA EUROPEA
Se l’operazione targata Fdi sarà vincente o meno lo si scoprirà attendendo l’esito delle elezioni europee del prossimo maggio, ma prima di allora e mentre una prateria di destre si sta riposizionando nei vari schieramenti (Ncd, Fdi e Fi), c’è chi invita ad un ragionamento, da destra, più europeo così come ad esempio era stata immaginata la futura destra italiana con quelle contaminazioni europeiste individuate in due leader del passato, come il generale Charles De Gaulle e Konrad Adenauer. Secondo Roberto Menia, già promotore del Movimentoxlalleanzanazionale, il congresso di Fiuggi si è rivelato una delusione da un punto di vista “valoriale e strategico”.

LA POSIZIONE DI MENIA

Il ragionamento che affida a Formiche.net l’ex sottosegretario all’Ambiente è che una destra moderna e non populista non può dirsi anti europea, ma senza però evitare in questo modo di “rintuzzare gli attacchi” che partono da Bruxelles e da Berlino. “In un momento geopolitico caratterizzato dal G2 a cui siedono Usa e Cina, e con i cosiddetti Paesi Brics in continua espansione sul versante asiatico del pianeta, che senso avrebbe un’Italia fuori dall’eurozona?”. E punta l’indice contro chi sbandiera il vessillo del no aprioristico, sottolineando come chi “rifiuta un sistema o intende far valere la propria protesta ha già scelto da che parte stare”, con un riferimento al Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Menia conclude mettendo l’accento sul fatto che proprio perché “si vuole cambiare l’Ue serve farlo dall’interno, investendo su una classe dirigente di eurodeputati all’altezza che non si limitino a vaneggiare contro Ue e contro l’euro ma studino in maniera critica i dossier e propongano soluzioni fattibili, non basate sull’approssimazione legata alle urne che si avvicinano”. Nella convinzione che l’unica destra possibile e funzionale al Paese deve essere “europea”.

twitter@FDepalo


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