Nel corso delle ultime votazioni al Senato sulla legge elettorale europea – terminate questa settimana – vi sono state due questioni fortemente intrecciate al dibattito politico e istituzionale concernente l’Italicum: le cosiddette “quote rosa” e la soglia di sbarramento.
Come si ricorda, infatti, le ultime battute sull’Italicum alla Camera dei Deputati avevano finito per concernere – in modo del tutto prevalente – la questione forse troppo semplicisticamente definita delle “quote rosa”.
Si trattava infatti, e si tratta, di un sostanziale riequilibrio anche parlamentare tra uomini e donne sia all’atto delle candidature, sia al momento dell’esito delle elezioni medesime.
È di tutta evidenza che la questione va esaminata anche contemporaneamente alla vicenda del voto di preferenza, sia che questo sia previsto o no anche per le elezioni parlamentari nazionali.
Sta di fatto che la questione non è stata definitivamente conclusa alla Camera e finirà pertanto con il rappresentare un punto molto importante del dibattito e delle conseguenti decisioni politiche che anche il Senato vorrà adottare in riferimento proprio all’Italicum.
Ma mentre il cosiddetto Italicum giace al Senato, in qualche modo in attesa delle decisioni non solo procedurali che concernono la tutt’ora solo declamata iniziativa legislativa costituzionale concernente proprio la riforma del Senato, si è discusso e si è votato – proprio al Senato – della nuova disciplina elettorale concernente le elezioni europee.
Questa connessione ha pertanto finito con il rappresentare un intreccio non solo procedurale tra le due leggi elettorali e – come si è visto – l’intreccio ha riguardato non solo la questione del nuovo equilibrio elettorale tra uomo e donna, ma – anche se in qualche modo solo indirettamente – della questione delle soglie.
In base a quel che prevede l’Italicum infatti sono ammessi alla ripartizione di seggi solo i partiti che raggiungano almeno il 4,5%, a condizione che risultino alleati di qualche partito probabilmente maggiore.
Per quel che concerne le elezioni nazionali del Parlamento europeo, oggi la soglia è del 4%, mentre i soggetti politici di molto al disotto di questa soglia hanno cercato – senza riuscirci – di portarla al 3%.
Non si è trattato solo di una questione procedurale o puramente tecnico-legislativa. Come è infatti di tutta evidenza, la definizione della soglia di sbarramento assume anche una forte valenza politica, sia che la si guardi dal lato della cosiddetta nuova sinistra – Sel e Lista Tsipras in particolare -, sia che la si guardi dal lato di soggetti politici tendenti al Ppe, ma accreditati di consensi inferiori al 4%.
Sta pertanto definitivamente venendo al pettine il nodo concernente il rapporto tra la maggioranza che sostiene il governo Renzi (che comprende sia il Ncd – per il quale la soglia del 4% pare sufficiente – sia altri partiti che sono molto interessati alla riduzione del quorum medesimo) e la cosiddetta maggioranza costituzionale, che comprende non solo anche Forza Italia, anche se trova nel Ncd un sostegno che per ora non è giunto fino ad indurlo a ridurre la soglia medesima al di sotto del 4%.
Il dibattito e le votazioni sulla legge elettorale europea hanno finito pertanto col porre in evidenza che, anche nella maggioranza che sostiene il governo Renzi, vi sono due schieramenti: l’uno di fatto limitato a Pd ed Ncd, l’altro che invece comprende anche Scelta Civica, Popolari per l’Italia e Udc.
Sembra che tutti attendano le elezioni europee per poter in qualche modo soppesare sia la presenza di queste due maggioranze di governo, sia il rapporto tra la più larga maggioranza di governo e la maggioranza costituzionale.
I nodi stanno pertanto venendo al pettine, e non potranno certamente essere ignorati ancora a lungo.