La valutazione del rapporto di Moody’s, pubblicato oggi, sulla condizione dell’Italia rispetto a Spagna, Grecia e Portogallo sembra un po’ strabica. La Penisola parte da una posizione competitiva migliore rispetto agli altri Paesi periferici. Lo dice il Fondo monetario internazionale (FMI) e la prova è nel fatto che il nostro Paese ha visto negli anni duemila peggioramenti della bilancia commerciale e ampliamenti del debito estero notevolmente inferiori a quelli di tali economie. Quest’ultime hanno quindi una strada più lunga da percorrere per recuperare competitività.
Lo strabismo, ma in questo caso è forse meglio parlare di errore, riguarda anche il richiamo sulle riforme previdenziali. L’Italia è l’unico paese euro che, grazie alle riforme compiute, ha una previsione FMI al 2030 di spesa pensionistica in calo in rapporto al PIL. Tutte le altre economie, periferiche e centrali, hanno previsioni di spese previdenziali in crescita; se qualche paese deve riformare su questo fronte, non è l’Italia.
Infine, per quanto riguarda il mercato del lavoro, sembra che Moody’s valuti in modo positivo il fatto che Spagna, Grecia e Portogallo abbiano più che triplicato il tasso di disoccupazione negli ultimi sei anni, portandolo al 26% (Spagna), 28% (Grecia) e 15% (Portogallo). L’Italia si è limitata a raddoppiarlo: dovrebbe forse alzarlo di altri 13-15 punti per meritarsi i voti favorevoli di un’agenzia di rating?