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Notice, comment, and lobbying

Da qualche anno (più di qualche, diciamo da almeno due decenni) l‘Europa corre sul filo del rasoio della democrazia partecipativa. Aumentando progressivamente i poteri di intervento sui cittadini degli Stati membri, a Bruxelles è venuto lo scrupolo di coinvolgerli nella formazione delle decisioni. Questo anche per arginare i governi nazionali, pronti a cavalcare l’europeismo quando le cose vanno bene, per poi dare addosso all’Europa in tempo di vacche magre. Con il risultato che conosciamo. Partiti anti-euro, clima di sfiducia diffuso e un prossimo Parlamento europeo potenzialmente anti-europeista.

Il problema è che le cosiddette “consultazioni” sono poco più di una farsa. Servono per attrarre consenso su un tema ma nessuno può dire quanto e come incidano sulle decisioni della Commissione. In sostanza, ai cittadini si chiede di dare un’opinione su temi molto tecnici, a scatola chiusa. Senza sapere che fine farà quell’opinione, chi la leggerà e se la leggerà.

Adesso arrivano gli americani a salvarci. Gli States hanno proposto all’Europa di adottare un sistema di partecipazione simile a quello che usano loro. Si chiama Notice and Comment. Prima c’è il Notice, cioè l’amministrazione che comunica agli interessati la possibilità di dare un commento su un disegno di legge. Poi, appunto, il comment. Con l’obbligo, per l’amministrazione, di tenere in considerazione tutte le opinioni e, presa la decisione, di spiegare quali idee sono state considerate e quali no (e perché no).

Sembrerebbe l’uovo di Colombo. Ma non è così semplice. Significherebbe stravolgere il sistema attuale, con costi e conseguenze difficilmente calcolabili. Karel De Gucht, il Commissario europeo per il commercio, ha già detto che introdurre il sistema americano del notice and comment nell’Unione europea è “impossibile”.

La voce dell’accademia è prudente. Alberto Alemanno, professore a Parigi (HEC) e New York (NYU), osserva le due facce della medaglia. Da una parte il notice and comment darebbe più spazio ai gruppi di interesse, e aiuterebbe a formalizzare l’attività di pressione delle grandi imprese. Ciò tuttavia non significa, aggiunge Alemanno, che avremmo risolto il problema del lobbying poco trasparente. Per due motivi. Primo, perché i contatti tra i lobbisti e le istituzioni europee ci sono già. Secondo, perché anche in caso di un processo formale come il Notice and comment la differenza tra la capacità di fare pressione di un’impresa e di un gruppo di cittadini resterebbe abissale.

Il punto, comunque, è un altro. siamo sicuri sia la formalizzazione delle procedure a garantire l’equilibrio della democrazia e la trasparenza degli interessi? Ma non avevamo chiesto alla politica di risolvere il problema?

 

 

 

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