Un giacimento di risorse uniche al mondo ma che fatica a esprimere tutto il suo potenziale. È il panorama del commercio internazionale delle imprese italiane disegnato dalla SACE, il gruppo finanziario pubblico attivo nell’assicurazione del credito per le aziende esportatrici.
Società per azioni controllata interamente da Cassa depositi e prestiti, l’istituto assume i rischi cui sono esposte le realtà produttive nazionali nei loro scambi e investimenti all’estero. Contribuendo ad accrescere il ruolo strategico di CDP per le prospettive di ripresa economica e ad alimentarne l’appetibilità per gruppi industriali stranieri.
Le eccellenze del commercio italiano nel mondo
Le cifre e i risultati presentati dal Consiglio di amministrazione di SACE in occasione dell’approvazione del bilancio 2013 permettono di illuminare eccellenze e ritardi dell’export italiano. Comparto che rappresenta la più rilevante fonte di sviluppo per il nostro paese in grado di compensare la fragilità della domanda interna. Fattore tanto più significativo in uno scenario di ripresa economica lenta, prevista per il 2014 a un ritmo che non raggiunge l’1 per cento. Nella cornice di un calo del Prodotto interno lordo di oltre il 9 per cento negli ultimi 6 anni, il volume di affari delle nostre aziende all’estero aumenterà a un tasso del 7 per cento fino al 2017.
Crescita favorita dalla più incisiva penetrazione dei nostri prodotti nei mercati emergenti, che nonostante il rallentamento della Cina e le tensioni geopolitiche nell’Europa orientale e nel Medio Oriente mantengono il ruolo di traino nella richiesta di scambi mondiali. Già nel 2012 le vendite verso le aree extra-europee avevano superato quelle effettuate nel Vecchio Continente, e oggi rappresentano il 76 per cento dei rischi coperti dal gruppo finanziario-assicurativo pubblico.
Resta privilegiato il rapporto commerciale con gli Usa, il 6° mercato estero per le vendite delle aziende italiane grazie all’accresciuta fiducia dei consumatori americani. Risultati al di sopra della media sono attesi nei settori simbolo dell’Italian lifestyle, come i beni di consumo (+8,3 per cento) e l’agroalimentare (+9,4 per cento).
Ritardi e carenze persistenti
Tuttavia il 2013 ha confermato il trend negativo riguardo alle crisi di impresa e alle liquidazioni di attività produttive. Le chiusure complessive hanno toccato quota 111mila registrando un incremento del 2,2 per cento rispetto all’anno precedente. Il numero di fallimenti ha superato i 14mila segnando una crescita del 12 per cento. E le chiusure volontarie si sono attestate a 94mila, per un +5,6 per cento a confronto con il 2012.
Le aziende attive oggi nel nostro paese ammontano a 4.438.395. Ma appena 190.851 – il 4,3 per cento del totale – esportano prodotti nei mercati internazionali e soltanto 15mila lo fanno in modo costante. Le partecipazioni italiane in imprese straniere sono 27.191, per un volume di fatturato di 583 miliardi di euro e con più di 1,5 milioni di lavoratori coinvolti. Cifre importanti che però collocano l’Italia in fondo alla graduatoria degli investimenti produttivi all’estero dei paesi europei più avanzati.
72 miliardi per 25mila imprese
È in tale panorama che SACE, trasformata nel 2004 in società per azioni e destinata entro la fine dell’anno a mettere sul mercato fino al 60 per cento del capitale, ha programmato e stanziato un flusso enorme di risorse a garanzia e supporto dell’internazionalizzazione del tessuto produttivo italiano. Comparti privilegiati dall’intervento sono energia, infrastrutture e costruzioni, cantieristica navale, aziende chimiche e petrolchimiche, imprese metallurgiche, fabbriche di macchinari e utensili.
Grazie alla copertura offerta da un patrimonio netto pari a 5,3 miliardi di euro e da riserve tecniche equivalenti a 2,5 miliardi, il gruppo presieduto da Giovanni Castellaneta e guidato da Alessandro Castellano ha promosso nel 2013 operazioni assicurate per 72 miliardi a favore di oltre 25mila imprese in 189 paesi del pianeta. E per l’anno in corso prevede investimenti aggiuntivi per 1,2 miliardi. Un portafoglio che ha registrato un’impennata rispetto ai 14 miliardi mobilitati nel 2004, portando a 5 miliardi l’esposizione complessiva di SACE.
Rischi e profitti
Progresso favorito dall’attività capillare di monitoraggio dei rischi di mancata remunerazione e di supporto concreto alle aziende svolta dagli 8 uffici di rappresentanza localizzati in centri commerciali strategici. E reso possibile dalla forte riduzione del rischio di investimento derivante da turbolenze politiche locali, passato dal 100 per cento delle operazioni intraprese nel 1995 al 12 per cento registrato nel 2013. Ma i fattori geopolitici conservano una forte incidenza sul numero di indennizzi liquidati alle aziende assicurate, se è vero che le sanzioni internazionali adottate nei confronti del regime iraniano per la vicenda dell’arricchimento di uranio hanno limitato la capacità di Teheran di onorare i pagamenti.
Terza realtà assicurativa presente in Italia in competizione con Allianz e Generali, l’istituto finanziario pubblico presenta nel 2013 un utile lordo di 578 milioni di euro e un utile netto di oltre 345 milioni, entrambi in netta crescita rispetto al 2012 nonostante un aumento di tributi fiscali tra 50 e 60 milioni. A partire dalla sua trasformazione in società per azioni SACE ha registrato un livello medio di profitti per 400 milioni. Anche grazie a tali risultati potrà distribuire quest’anno un dividendo complessivo pari a 6 miliardi di euro.