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Tutte le pene di Berlusconi per il marasma di Forza Italia

Un cambio di metodo per la composizione delle liste per le europee, il “lodo Fitto” che sbaraglia la concorrenza interna, slogan nuovi di zecca per dare appeal a due mesi che potrebbero essere monopolizzati solo dai no euro, e una classifica di gradimento dove scende il triumvirato Brunetta-Santanché-Verdini. Ecco tutte le spine della rosa berlusconiana che l’ex Cavaliere sta tentando di smussare per affrontare il marasma di Forza Italia.

METODOLOGIA
Alla fine è stato convinto: chi ha il consenso vince e ha ragione. Gli altri no. Sembra essere stato questo il ragionamento che ha trionfato ieri in occasione del primo ufficio di Presidenza di FI, convocato alla presenza di tutti i membri (prima fascia e seconda, hanno votato entrambi) per definire una strategia precisa quando mancano pochissimi giorni alla chiusura delle liste per le Europee. Perché, al netto di polemiche interne e di accuse su una sorta di primarie dei ras locali, Silvio Berlusconi si è convinto di candidare chi ha presa maggiore nei territori ed è già stato magari ministro o governatore per trainare una campagna elettorale molto insidiosa. In cima alla lista Raffaele Fitto, che prima di confermare il suo lodo (“mi dimetto da parlamentare se eletto a Bruxelles”) ha sottolineato che al partito occorre un cambio di passo per non essere risucchiato dal possibile nuovo bipolarismo italiano formato dal Pd e dal M5S. Nuovo simbolo senza “Silvio”. In prima fila anche l’ex ministro Clemente Mastella.

OPPOSIZIONE
Il riferimento è a una spinta verso proposte targate FI e non appiattite su ciò che “va ripetendo il premier, che raccoglie solo pacche sulle spalle quindi nessuna concessone a Bruxelles”, come racconta un forzista di lungo corso. Per cui dall’ufficio di ieri ecco un indirizzo diverso rispetto al “né carne né pesce che FI è stata fino ad oggi”: sì ad un’opposizione responsabile ma vera e senza sconti al governo Renzi, avanti con le battaglie storiche di FI, dalla giustizia ai temi sociali, dalla ripresa economica ad una riforma della Bce, senza apparire come gli eterni protagonisti dell’accordo bipartisan sulle riforme. E solo quelli.

CLASSIFICA
Ecco che proprio questo passaggio, che è stato curato nei mesi scorsi dal braccio organizzativo del partito, Denis Verdini, è stato un altro di quei punti che ha contribuito ad un cambio non solo strategico ma anche personale nelle gerarchie interne. Come osservato da Marcello Sorgi sulla Stampa, perde posizioni il triumvirato composto da Verdini, Santanché e Brunetta. Il primo starebbe scontando il muro invalicabile del nuovo inner circle di Arcore-Palazzo Grazioli, composto da Francesca Pascale, Maria Rosaria Rossi e Giovanni Toti, con l’ex direttore di Studio Aperto che, seppure alla prima esperienza vera da politico, sta riscuotendo sempre più fiducia in Berlusconi. La Santanché potrebbe pagare i non eccelsi risultati relativi alla ricerca di fondi – anche se ha responsabilità precise allo scopo nell’ambito del partito – dal momento che Berlusconi ha deciso di non finanziare più come un tempo il partito. Infine al capogruppo Brunetta, secondo Sorgi, non sarebbero perdonati alcuni sconfinamenti territoriali in ambiti diversi da quelli economici.

STRATEGIA
Risultato? Il trambusto che sembrava fino a ieri totale nel partito berlusconiano ha subìto un break, sullo stile degli incontri di basket quando gli allenatori interrompono la trama avversaria per tirare il fiato e fare il punto della situazione. Ma con la novità (scontata per alcuni, amara sorpresa per altri) di due nomi significativi per un bacino elettorale delicato e determinante come quello del Mezzogiorno d’Italia. Raffaele Fitto e Clemente Mastella. Il primo sarà capolista al sud e se la dovrà vedere con il sindaco di Bari Michele Emiliano, schierato dal Pd, ma soprattutto dovrà (come ha già annunciato) fare meglio della scorsa volta, quando raggranellò 200mila preferenze, secondo solo a Berlusconi. Mastella, che sua moglie è negli organigrammi di FI, è un altro nome di peso in Campania dal punto di vista dei risultati. Che, comunque vadano, potrebbero aprire definitivamente la strada a quello che in camera caritatis tutti sanno ma nessuno dice apertamente: dopo il 10 aprile, quando si conoscerà la pena per Berlusconi (domiciliari in vantaggio sui servizi sociali) l’alternativa al caos sarà solo una continuazione dinastica.

twitter@FDepalo

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