Spesa pubblica di oltre 200 miliardi che grava sul debito pubblico con una percentuale del 25,5 sul valore complessivo, sussidi al di sopra della media europea per un benessere collettivo praticamente invariato. Sono numeri significativi e si riferiscono ai finanziamenti pubblici erogati dallo dallo Stato italiano tra il 1992 e il 2012 alla società FS, Ferrovie dello Stato. Nello studio dell’Istituto Bruno Leoni si può osservare come l’Italia abbia speso più del doppio delle risorse pubbliche rispetto ai grandi paesi europei e, nel confronto con questi, si possono scorgere soluzioni per la gestione italiana.
21 ANNI DI SPESE
“La spesa pubblica ferroviaria dell’Italia nei 21 anni trascorsi dalla trasformazione di FS in società per azioni (1992-2102) è stata enorme: 207,7 miliardi di euro, di cui 84,8 di parte corrente e 122,8 in conto capitale”. Così inizia lo studio dell’Istituto Bruno Leoni a cura di Ugo Arrigo e Giacomo Di Foggia, che prosegue: ” Essi corrispondono a una media annua di 9,9 miliardi, valore che rappresenta una quota notevole del deficit pubblico annuale dell’Italia”. Paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna presentano soglie di spesa molto inferiori pur superando l’Italia sia nelle dimensioni delle infrastrutture che ne numero di passeggeri. Guardando agli ultimi anni, invece, i dati disponibili relativi al 2012 mostrano un calo della spesa annuale, rispetto alla media degli ultimi 21 anni, passata a 7,6 miliardi su una media di 9,9 mld, ma in crescita rispetto a 2010 e 2011 (6,5 mld e 5,8 mld).
LE RAGIONI DEI SUSSIDI
Il sostegno finanziario alle ferrovie può assumere diverse forme e può essere destinato a diversi usi. Rivolto alla rete o ai servizi di trasporto, che sia in conto capitale o corrente trova “giustificazione in sottostanti obiettivi di benessere collettivo: quelle in conto capitale alle reti nella forma della crescita della dotazione infrastrutturale – si legge nel report di IBL – quelle in conto esercizio alle reti nella forma della crescita del loro utilizzo da parte di chi offre servizi di trasporto e infine quelle ai servizi di trasporto nella forma di una crescita della domanda da parte degli utenti.
COME L’ITALIA SOVVENZIONA FS
In Italia, gran parte dei finanziamenti pubblici destinati alle ferrovie (FS) sono stati indirizzati “al finanziamento dei programmi d’investimento, alla copertura dei costi di esercizio della rete ferroviaria e dei costi del trasporto ferroviario locale”. Nel decennio degli anni ’90, si legge nel report, e in gran parte del successivo i contributi erogati complessivamente si aggirano tra i 4 e i 4,5 miliardi, tranne nel 1996 in cui si è registrato il loro dimezzamento a causa di tagli previsti dalla manovra finanziaria, finalizzati a rispettare i parametri di Maastricht nel 1997 e poter, quindi, aderire all’euro. Tra il 2002 e il 2004, anni del secondo governo Berlusconi, c’è stato un nuovo innalzamento con circa 5 miliardi di sostegno annuale, mentre nel 2006 c’è una nuova riduzione anche se transitoria. Nel triennio 2010-12 si raggiunge il livello più basso, con 3,4 miliardi all’anno. “Nei 21 anni di FS in forma di SpA – scrivono Arrigo e Di Foggia – il sostegno pubblico complessivo di parte corrente è ammontato a 85 miliardi di euro, corrispondenti in media a 4 miliardi annui”.
CINQUE PAESI A CONFRONTO
Per capire come sia possibile razionalizzare e contenere la spesa pubblica italiana è utile fare un confronto con gli altri paesi europei. Arrigo e Di Foggia hanno analizzato le spese relative ai trasporti ferroviari di Gran Bretagna, Germania, Francia e Svezia e, confrontandole con l’Italia si si è visto che “l’attuale sussidio erogato alle ferrovie sia doppio rispetto allo standard medio europeo mentre quello complessivamente corrisposto nel periodo 1992-2012 sia triplo. Due terzi della spesa pubblica totale italiana per le ferrovie avrebbero potuto, in conseguenza, essere risparmiati seguendo scelte di erogazione simili agli altri paesi”.
TRAFFICO REALIZZATO
Il traffico realizzato corrisponde alla somma tra passeggeri e merci trasportate per km. In base a questo dato, “l’Italia oltre a registrare una decrescita dal 2007 in avanti, non arriva nel 2012 a 60 miliardi di unità di traffico annue, inferiori a quelle della Gran Bretagna, mentre la Francia supera i 120 miliardi e la Germania supera i 200. In maniera molto sintetica possiamo dire che il traffico totale in Italia è poco meno del doppio di quello svedese, circa due terzi di quello britannico, metà di quello francese e meno di un terzo di quello tedesco”. Questo, pur considerando che i sussidi al trasporto ferroviario in Italia sono fortemente superiori rispetto agli altri paesi coinvolti nello studio.
CONFRONTO TRA SUSSIDI EROGATI NEI 5 PAESI
Procedendo allo studio dei sussidi e confrontando i cinque paesi, l’Istituto Bruno Leoni è giunto alla conclusione che “l’attuale sussidio erogato alle ferrovie è doppio rispetto allo standard europeo mentre quello complessivamente corrisposto nel periodo 1992-2012 è stato triplo. Due terzi della spesa pubblica totale per le ferrovie avrebbero potuto, in conseguenza, essere risparmiati.”