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Putin e Gazprom. La crisi ucraina giudicata da Paolo Scaroni (Eni)

Nel risiko geopolitico della crisi ucraina l’Italia ha assunto, come spesso accade in politica estera, una posizione intermedia, che le è valsa anche qualche nota critica.

LA STRATEGIA DI PALAZZO CHIGI
Nella vicenda, Palazzo Chigi ha solidarizzato con gli Usa e con la Nato, di cui è parte integrante; ha partecipato al dibattito europeo, sposando le tesi moderate di Berlino; ma ha anche chiesto che si aprisse un canale di dialogo con la Russia, Paese con cui Roma intrattiene solidi rapporti culturali e commerciali, rinsaldati da una serie di accordi economici (e non solo) firmati pochi mesi fa dall’esecutivo di Enrico Letta oltre a quelli risalenti all’epoca dei governi di centrodestra capeggiati da Silvio Berlusconi.

LO SPAZIO DI ENI
A godere in modo più marcato dei buoni rapporti con il Cremlino, che negli ultimi anni hanno assunto dei connotati strutturali grazie al feeling tra l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il capo di Stato russo Vladimir Putin, è soprattutto il settore energetico, con il campione nazionale Eni in prima fila.

LE PAROLE DI SCARONI
E proprio il ceo del colosso italiano degli idrocarburi, Paolo Scaroni (nella foto), intervenendo in una trasmissione della Cnn, “Quest mean business”, ha espresso le proprie valutazioni sulle conseguenze che le tensioni e l’instabilità a Kiev e in Crimea potrebbero portare all’azienda e al mercato del gas in generale.

LA POSIZIONE IN UCRAINA
Abbiamo una posizione forte in Ucraina, dove siamo ancora nella fase esplorativa. Quando incontrai (lo scorso novembre, ndr) il presidente Yanukovic – ha spiegato Scaroni rispondendo alle domande del conduttore Richard Questfu per firmare un accordo per un’area nel Mar Nero (per l’esplorazione e sviluppo di un’area situata nel Mar Nero ucraino, ndr).

QUALI RISCHI NEL PAESE
Interrogato sui potenziali rischi che corre il Cane a sei zampe, l’amministrazione delegato del gruppo energetico ha aggiunto che al momento Eni non ha “una grande esposizione economica nel Paese, ma certamente l’Ucraina per noi è un Paese di grande interesse. L’Ucraina ha disperato bisogno di gas e noi siamo impegnati nell’esplorazione sia di shale gas, sia di gas convenzionale nel Paese“.

RISPETTO DEGLI ACCORDI
Né il presente né il futuro sembrano spaventare Scaroni, che confida nella normalizzazione della crisi e nel rispetto degli accordi pregressi. “Non abbiamo attualmente espatriati nel Paese, aspettiamo di vedere se la situazione torna alla normalità e sicuramente tornerò nel Paese ed entrerò in contatto con le nuove autorità. Nella nostra storia – ha proseguito – abbiamo vissuto cambi di governo in molti Paesi in cui operiamo e normalmente i nuovi governi rispettano i contratti, quindi non mi aspetto grandi problemi in Ucraina in questo senso“.

IL RAPPORTO CON GAZPROM
Anche nei rapporti diretti con le industrie russe, la situazione, secondo l’amministratore delegato di Eni, non dovrebbe cambiare, ma anzi migliorare. Per quanto riguarda Gazprom – ha continuato, “ci aspettiamo delle modifiche ai nostri contratti gas in nostro favore. Abbiamo appena raggiunto un nuovo accordo quadro con Statoil in questo senso e avvieremo nuovi negoziati con Gazprom nelle prossime settimane. Il fatto poi che Gazprom stia ponendo nuove condizioni all’Ucraina è un tema che non ci coinvolge (dal punto di vista delle condizioni contrattuali, ndr)”.

I TIMORI SMENTITI
L’impresa italiana non si aspetta cambiamenti relazioni con Gazprom in seguito alla vicenda ucraina. “E nemmeno questa vicenda – dice Scaroni smentendo i timori più diffusi a Roma e non solo – sta impattando sul mercato del gas, i prezzi sono allo stesso livello di 10 giorni fa”. L’apprensione era tanta, dal momento che il gas russo che transita per l’Ucraina soddisfa circa il 30 per cento del nostro fabbisogno nazionale.

I PROGETTI FUTURI
“Certo – ha chiosato il ceo -, se consideriamo uno scenario catastrofico, in cui il gas russo non affluisse più attraverso l’Ucraina, la situazione sarebbe differente. È uno scenario che francamente non mi aspetto ma che è sempre possibile e noi dobbiamo sempre essere preparati anche agli scenari catastrofici. Credo che l’Ucraina – ha concluso Scaroni, svelando i piani futuri del gruppo italiano – sia probabilmente il Paese più promettente in Europa per lo shale gas e questa è la ragione per cui siamo li. Abbiamo 9 blocchi che stiamo esplorando, l’Ucraina ha disperato bisogno di gas, e questo oggi è evidente, e siamo molto impegnati a trovare shale gas per il Paese”.


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