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Pascale tra Verdini e Fitto, tutti gli schieramenti nella battaglia interna a Forza Italia

In principio c’erano falchi contro colombe. In seguito nacquero i lealisti, ma prima ancora l’inner circle di stretta osservanza berlusconiana, ovvero quello che lo segue da Arcore a Palazzo Grazioli.

Vecchia guardia, cerchio magico e lealisti: come infuria la battaglia in Forza Italia tra Europee e futuro del leader (e del partito). Equilibri interni, strategie di voti (numeri alla mano di chi potrebbe essere escluso) e questioni personali: ecco come cambia il partito che ha ancora un quinto dell’elettorato del paese.

FAZIONI
Proprio quando inizia una settimana che potrebbe essere decisiva per le sorti interne di Forza Italia, ecco delinearsi (dopo la divisione delle truppe dello scorso autunno) un ulteriore frazionamento del partito di Silvio Berlusconi che minaccia scintille. Troppo forte la tensione che si sta respirando non solo in attesa del verdetto previsto per il prossimo 10 aprile (se domiciliari o servizi sociali), ma soprattutto riguardo la testa del partito, gli organigrammi interni che (ufficialmente) ancora non ci sono ma qualcuno dice che presto potrebbero essere diffusi. Tre le componenti in campo.

CERCHIO ARCORIANO
Si va sempre più rafforzando il quadrumvirato che gestisce umori e agenda dell’ex cavaliere, composto dalla fidanzata Francesca Pascale (tentata da una candidatura alle europee), dalla senatrice Maria Rosaria Rossi, dall’uomo nuovo di Forza Italia Giovanni Toti (ex direttore di Studio Aperto e Tg4) e da Marcello Fiori, investito del ruolo di braccio operativo con la prospettiva dei circoli “Forza Silvio”. Si tratta del gruppo che sta segnando, profondamente, un solco con la vecchia classe dirigente, secondo più di qualcuno per rinnovare dall’interno il partito, per non perdere la battaglia di immagine con Matteo Renzi che è riuscito a rescindere il cordone ombelicale con la Cgil e che alle europee ha già deciso di non candidare vecchie personalità come Sergio Cofferati e Vittorio Prodi.

VECCHIA GUARDIA
A fronteggiarsi ecco la vecchia guardia del partito, Raffaele Fitto e Denis Verdini su tutti, che ragionano sui numeri e non sulle facce nuove. Il punto di partenza del deputato pugliese e dell’uomo macchina toscano sta nei territori. Vorrebbero far valere il proprio bacino di voti, ragionando sul fatto che non è sufficiente operare un restyling a organigrammi e strutture, ma occorre mettere in lista chi ha i voti, come Claudio Scajola nel nord ovest. La vacatio organizzativa di Fi con le sempre più insistenti voti di una lotta intestina che mira ad allontanare i due esponenti, è corroborata da due episodi accaduti pochi giorni fa. La scelta di Verdini di apparire in un noto caffè romano in compagnia di Nicola Cosentino, ex ras campano, e le parole con cui Fitto ha replicato a chi, in un tour elettorale in Calabria promosso assieme all’ex sottosegretario Giuseppe Galati, gli chiedeva lumi sul perché non alzare i toni e ribattere alle provocazioni (come è stata interpretata l’intervista di Francesca Pascale a Repubblica di due giorni fa). “Non mi costringeranno andarmene” avrebbe risposto l’ex ministro degli Affari Regionali che solo una settimana fa sembrava potesse essere l’unico a godere di una deroga e fare il capolista nella circoscrizione meridionale (e vedersela con Michele Emiliano, segretario pugliese del Pd). Ma l’intervento del cerchio magico, impegnato nelle trattative con i figli di Berlusconi, avrebbe fermato tutto.

FIGLI
Proprio l’asse ereditario in prospettiva delle europee è un altro dei fronti tutt’altro che archiviati. Fermi restando i non possumus di Piersivio e di Marina (l’unica forse in grado di guardare alle prossime politiche), è l’attuale ad del Milan Barbara a spingere sul padre per cimentarsi con le europee in una sorta di tirocinio politico. Passaggio sul quale la Pascale ha glissato, ribadendo a Repubblica che invece preferirebbe Marina. A favore di Barbara si registra un’analisi di Antonio Noto dell’Ipr marketing, secondo cui potrebbe essere l’unica carta per riequilibrare la partita di immagine e di cambiamento con Renzi, e soprattutto per non affondare in questa nuova fase della politica italiana in cui tutto sembra cambiare alla velocità della luce.

LEALISTI
Infine i lealisti, ovvero i diplomatici da sempre pontieri come Renato Brunetta, Paolo Romani, Sandro Bondi. Sostenuti dai consiglieri storici di Berlusconi come Confalonieri e Letta. Preoccupati più di assicurare un futuro all’impero economico di famiglia che a impantanarsi nelle beghe politiche tra fazioni in lotta perenne. Ma nella consapevolezza che, volenti o nolenti, le due cose stanno pericolosamente procedendo su binari paralleli.

twitter@FDepalo

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