I colossi della Rete, Google e Facebook in testa, proseguono la loro espansione in aerospazio e robotica. Le due compagnie investono soprattutto nel settore dei droni, considerato uno dei più promettenti.
LE RECENTI ACQUISIZIONI
A testimoniare l’interesse crescente dei big di Internet per i velivoli a pilotaggio remoto ci sono due recenti acquisizioni. Mountain View ha acquistato Titan Aerospace, start-up di droni su cui puntava anche la società fondata da Mark Zuckerberg, che non riuscendo a chiudere l’affare si è poi buttata sul gruppo aerospaziale inglese Ascenta, per il quale ha speso 20 milioni di dollari.
A COSA SERVIRANNO
Sia Titan sia Ascenta – scrive il Wall Street Journal – producono Uav studiati per volare ad alta quota per anni, grazie ai pannelli solari di cui sono dotati. L’obiettivo dichiarato di Google e Facebook è infatti quello di portare internet a quella fetta della popolazione che per motivi logistici ne è tagliata fuori (il gigante dello shopping online, Amazon, vorrebbe usarli invece per effettuare alcune consegne).
I PIANI SEGRETI
Tuttavia come dimostra l’esperienza, sottolinea il Guardian, queste due compagnie raramente svelano in anticipo qual è la loro reale strategia aziendale. Se quella sui droni appare chiara nel breve periodo (i profitti futuri di Mountain View e Menlo Park dipenderanno dai 5 miliardi di persone che ancora non dispongono di una connessione), meno evidenti sono le cause che spingono Google e Facebook a investire cifre esorbitanti in settori così distanti dal loro core business. Negli ultimi 18 mesi Big G ha comprato almeno otto importanti aziende di robotica e si è dimostrata disposta a spendere 400 milioni di sterline per rilevare Deepmind, azienda di intelligenza artificiale con sede a Londra. Allo stesso modo il social network più popolare al mondo ha investito 2 miliardi di dollari nell’acquisto di Oculus VR, società di realtà virtuale.
A COSA PUNTANO?
A cosa serviranno allora tutte queste acquisizioni? Per il quotidiano inglese, i ragazzi di Google hanno deciso che robotica avanzata, machine-learning, sensori distribuiti e cartografia digitale (con un ruolo specifico di strumenti come il Solara 60) saranno gli ingredienti essenziali di un futuro combinatorio, e sono determinati a essere la forza dominante in questo campo. Mountain View, sempre secondo il Wsj, punterebbe anche a diventare un produttore di energia. Il team della Titan Aerospace dovrebbe collaborare con i laboratori Makani, con i quali Google intende portare avanti lo sviluppo di energia tramite turbine che sfruttano il vento e che intendono portare l’energia eolica a un livello competitivo con quello dei carburanti fossili. Meno chiari i piani di Facebook, che per ora punta tutto sulla massima diffusione della connettività con laser, satelliti e appunto droni, soprattutto nei Paesi emergenti e del Terzo mondo, attraverso un progetto dedicato, Connectivity Lab.
I RIFLESSI SULL’OPINIONE PUBBLICA
Ma se da un lato c’è molta attenzione per gli investimenti (interessati, ma pur sempre ingenti) che le corporation di internet effettuano per abbattere il digital divide, dall’altro cresce il timore che questi colossi, ormai più potenti di molte nazioni, possano diventare fuori controllo.
L’esempio più eclatante è proprio quello di Google. Mountain View è in possesso di tantissime informazioni degli utenti, diventati estremamente più sensibili al tema della privacy dopo recenti scandali come il Datagate. Un caso, questo, a cui Big G si è dichiarata estranea, ma che ha scatenato un vivace dibattito, dal momento che la società ha sempre fatto del “Don’t be evil” (Non essere malvagio, ndr) il proprio motto aziendale. Anche per questo Maureen Dowd, columnist del New York Times, si chiede: “Possiamo davvero fidarci di Google, che ha rubato milioni di libri del mondo e che con i veicoli di Street View raccolse segretamente dati in tutto il mondo” ora che ha “i droni“?