L’Ucraina è al tempo stesso un importante paese di transito e un grande mercato del gas naturale, con consumi annui di circa 50 miliardi di metri cubi (Gmc), comparabili a circa due terzi di quelli italiani o a un decimo di quelli dell’UE.
DOMANDA E PRODUZIONE INTERNA
La domanda ucraina si è più che dimezzata rispetto ai livelli del 1992 a causa di un aumento di efficienza e di un parallelo processo di deindustrializzazione.
La produzione interna è intorno a 20 miliardi di metri cubi (Gmc), concentrata soprattutto nella parte orientale del Paese e nell’offshore. La parte restante del fabbisogno è soddisfatta attraverso le importazioni di gas russo.
LA TIPOLOGIA DI CONSUMI
I consumi finali sono concentrati nel settore residenziale e in quello industriale, mentre la rilevanza del gas naturale nella generazione elettrica è limitato (circa 10%) a causa della centralità del carbone e del nucleare.
Questa struttura di consumi rende meno complessa la gestione di un eventuale razionamento del gas, data la priorità delle forniture elettriche per il mantenimento di un livello minimo di stabilità. Allo stesso tempo, tuttavia, rende particolarmente importante la stabilità delle forniture di gas durante la stagione invernale, quando si concentrano i consumi per riscaldamento.
LE INFRASTRUTTURE DEL SISTEMA GAS
Le infrastrutture del sistema gas Ucraina risalgono essenzialmente all’epoca sovietica e sono sovradimensionate rispetto all’attuale mercato finale. La rete ucraina è strutturata per trasportare grandi flussi di gas da oriente verso occidente: la capacità massima di importazione dichiarata dall’operatore è superiore a 280 Gcm, mentre quella di esportazione è circa 180 Gmc. In realtà, lo stato di conservazione della rete non è ottimale e i valori reali sono sicuramente inferiori (non oltre il 90%), anche se mancano stime attendibili circa la reale operatività della rete interna.
La principale direttrice del gas diretto in Europa è lungo l’asse est-ovest e prevede una serie di gasdotti in entrata dalla Russia in punti diversi: Urengoy–Pomari–Uzhgorod, Progress, Bratstvo. A questi si aggiungono alcuni punti di ingresso minori in arrivo sempre dalla Russia, ma attraverso il territorio bielorusso. Tutte queste infrastrutture attraversano nella loro parte finale territori tradizionalmente meno filo-russi e più vicini all’attuale governo di Kiev.
Un altro grande gasdotto, Soyuz, entra nella parte più orientale del Paese si unisce al corridoio in arrivo a occidente solo dopo aver originato una deviazione che corre verso la costa del Mar Nero attraversando territori tradizionalmente filo-russi o misti, per poi raggiungere la Moldavia e la Romania e, indirettamente, la Bulgaria, la Grecia e la Turchia. La diramazione del gasdotto Soyuz rifornisce inoltre la rete della Crimea. La parte orientale del territorio ucraino, fortemente filo-russa, è attraversata nella sua parte più orientale da un gasdotto che congiunge la Russia occidentale con Rostov.
LA CAPACITÀ DI ESPORTAZIONE
Complessivamente, la capacità massima nominale di esportazione annua verso l’Unione Europea è di circa 148 Gmc, ripartita tra Slovacchia (92), Romania (34), Ungheria (18), Polonia (4). Si tratta di valori teorici perché presuppongono un utilizzo quasi continuativo del gasdotto alla massima portata, ma servono a dare un’indicazione degli ordini di grandezza.
A parte alcune eccezioni locali, le infrastrutture sono possedute dallo Stato ucraino e gestite dalla compagnia di Stato Naftogaz e dalle sue controllate: Ukrtransgaz, che gestisce la quasi totalità della rete e opera attraverso sei sussidiarie regionali, e Chernomorneftegaz, che opera la rete in Crimea (5% del totale). Quest’ultima è stata di recente unilateralmente dichiarata proprietà della Repubblica Autonoma della Crimea ed è de facto sottratta al controllo di Naftogaz. Complessivamente, in consumi della Crimea ammontano a circa 1,5 Gmc e il suo distacco amministrativo non ha conseguenze di rilievo per il funzionamento del resto della rete ucraina.
Il sistema infrastrutturale è completato da 12 siti di stoccaggio operati da Ukrtransgaz, con una capacità teorica massima 32 Gmc. Di questi, 27 Gmc sono localizzati nella parte occidentale del Paese e servono essenzialmente a garantire la stabilità dei flussi in uscita verso l’UE. Il sistema di stoccaggio comprende inoltre il sito di Glebovskoye, in Crimea, operato da Chernomorneftegaz e con una capacità di 0,6 Gmc.
I FLUSSI IN TRANSITO
Nel 1992, la rete ucraina rappresentava l’unica via di esportazione del gas russo verso i Paesi dell’Europa occidentale. Nei decenni successivi, Gazprom ha promosso la realizzazione di infrastrutture alternative per diversificare le rotte e ridurre la dipendenza dalla cooperazione dei decisori politici ucraini. Attualmente, sono operativi due grandi gasdotti alternativi diretti in Europa occidentale (Yamal-Europa e Nord Stream) e uno diretto in Turchia (Blue Stream).
Complessivamente, questi gasdotti hanno una capacità di trasporto massima annua di 102 Gmc, nettamente inferiore agli oltre 150 Gmc esportati in Europa attraverso l’insieme dei principali gasdotti maggiori. La rete di trasporto ucraina è dunque essenziale per mantenere gli attuali livelli di importazione dell’UE.
IL CONSUMO NELL’UE
In modo piuttosto costante, il gas russo rappresenta tra il 25 e il 30% dei consumi di gas dell’UE; la variabilità è dovuta alla flessibilità dei contratti di lungo periodo e alle rinegoziazioni collegate. Nel 2013, le importazioni dalla Russia sono state pari a 131 Gmc, a fronte di consumi stimati in circa 475 Gmc. I flussi in arrivo entrano su reti nazionali diverse e non ancora perfettamente collegate tra loro. Di conseguenza, gli operatori europei i clienti europei di Gazprom Export non dipendono solo dal proprio fornitore, ma anche dall’affidabilità degli eventuali Paesi di transito attraversati dai singoli gasdotti in arrivo sulla propria rete.
CHI UTILIZZA IL GAS RUSSO
Nel caso specifico dell’Ucraina, i principali destinatari del gas russo in transito in Ucraina sono l’Italia (24 Gmc nel 2013) e la Germania (11 Gmc)1. Si tratta rispettivamente del terzo e del primo mercato di gas in Europa. Entrambi i Paesi hanno ampia capacità di stoccaggio e un approvvigionamento diversificato: possono dunque affrontare un’eventuale interruzione dei flussi in Ucraina ricorrendo ad altri gasdotti. Nel caso italiano il Transmed dall’Algeria e in quello tedesco il Nord Stream, sempre dalla Russia. Austria e Cechia sono dipendenti dal gas russo in transito dall’Ucraina per oltre il 50% dei propri consumi, ma possono supplire a un’interruzione dei flussi grazie alle interconnessioni con le reti tedesca e italiana e sono dunque relativamente poco vulnerabili.
Bulgaria, Ungheria, Slovacchia hanno invece un alto livello di dipendenza dai flussi in transito in Ucraina e al contempo non dispongono di alternative affidabili. In caso di interruzione, questi tre Paesi dovrebbero contare soprattutto sulla propria capacità di stoccaggio per soddisfare la domanda interna. Di conseguenze, si tratta dei tre Paesi europei più vulnerabili in caso di interruzione dei flussi.