Al sondaggio dell’Eurobarometro che fa emergere che il 70% dei cittadini europei crede che ci sia corruzione nelle istituzioni europee, si aggiunge anche il rapporto di Transparency International Eu che, nelle parole del suo direttore Carl Dolan, “riconosce che le istituzioni europee hanno fatto molto per mettere ‘la casa in ordine’ ma che la complessità delle regole, il diffuso auto compiacimento e la carenza di verifiche ne minano la credibilità”. Infatti, il rapporto evidenzia come solo una delle istituzioni abbia creato un meccanismo per contrastare il fenomeno diffuso di informatori interni che aiutano nelle gare e nelle assegnazioni, che non esiste un sistema di verifica sugli interessi economici dichiarati dai Commissari europei (in questi casi “la norma è l’auto-regolamentazione, piuttosto che un monitoraggio indipendente”), e che nel 2013 solo 7 compagnie sono state riconosciute colpevoli di corruzione e quindi depennate dalla lista dei potenziali appaltatori europei. Inoltre, il rapporto evidenzia la “crescente tendenza” delle istituzioni Ue a condurre i negoziati a porte chiuse, una pratica contraria a qualsiasi forma di trasparenza.
Secondo i dati elaborati da Eurobarometro, l’evoluzione della percentuale dei votanti alle elezioni europee nel periodo 1979-2009 è la seguente:
– L’affluenza alle elezioni europee è diminuita di quasi 19 punti percentuali nel corso di 30 anni, passando al 61,99% del 1979 al 43% del 2009.
– Il tasso di astensione è cresciuto di quasi 27 punti percentuali, dal 30,08% del 1979 al 57% del 2009.
Questa tendenza di progressiva e crescente delusione verso il progetto europeo rischia di presentare dati allarmanti di rifiuto dell’Unione europea nelle prossime elezioni del maggio 2014.
A questo si aggiunge la tendenza al crescente nazionalismo che si può verificare a livello mondiale, ma che in Europa metterà a dura prova la tenuta del sistema europeo. Mentre il candidato del Partito Popolare europeo, Jean-Claude Juncker, propone di rinegoziare gli accordi con il Regno Unito per tenere Londra nell’Ue, dalla Francia, la candidata del Fronte Nazionale Marine Le Pen, si dichiara “una patriotta” e minaccia querele a chi l’accusa di essere di “estrema destra”. Dalla Francia all’Olanda, dal Belgio a alla Repubblica Ceca e all’Ungheria, dalla Spagna a Cipro, dalla Germania alla Grecia, si moltiplicano le formazioni politiche nazionaliste che rifiutano l’idea di un’Unione europea sovraordinata alla sovranità degli Stati. Anche in Italia, paese di mite e confermata tendenza europeista, il testa a testa tra il vagamente europeista PD di Matteo Renzi e il dichiarato anti europeismo del Movimento 5 Stelle rischia di riservare non poche sorprese.
Mentre Marine Le Pen dichiara che “il progetto europeo è fallito” dobbiamo chiederci se e quale progetto europeo si possa immaginare in futuro. Per ora, sul tavolo, c’è un’Unione europea stemperata nel quadro del “partenariato di libero scambio transatlantico” (Ttip), cioè un’Europa “amerikana”, e un conflitto in corso in Ucraina che rischia di alienare la Russia dall’Unione europea.